Regia di Will Gluck vedi scheda film
Il coniglio Peter vive con le sorelle ed il cugino Benjamin in una tana scavata tra le radici di un grande albero. La pianta si trova tra le proprietà della giovane pittrice Bea e dello scorbutico contadino McGregor. Adiacente al cottage del vecchio c'è il supermercato in cui l'impavido Peter trascina il più pacato cugino a fare la spesa. Nel negozio di McGregor non ci sono corsie bensì sentieri battuti. Gli ortaggi non sono riposti, in bella vista, sugli scaffali, ma attaccati alle piante o infilati nella terra feconda. Ottima qualità, freschezza garantita. Una ghiottoneria da cui i lepridi non riescono a star lontani. Peccato solo che lo scaltro coniglio non paghi per quello che prende ed il vecchio McGregor non sia in vena di saldi. Per fortuna ad intercedere per l'eccentrica famigliola di "Oryctolagus cuniculus" c'è Bea che, a contrario del vicino di casa, ama i conigli del bosco che suole spesso dipingere. Da lei trovano riparo dalla pioggia, un'asciugamani pulita e molto conforto. L'ultima spedizione del coniglio ha avuto, però, dell'incredibile ed ha aperto nuovi scenari nei rapporti di vicinato. La casa del vecchio, tramutata in un ricco buffet a cui partecipano felici gli animali del bosco e della fattoria, viene, ora, occupata da un nuovo e più giovane McGregor che, innamoratosi di Bea, fa di tutto per mantenere la sua proprietà "off limits" ad erbivori di qualsiasi genere.
Beatrix Potter fu donna poliedrica e dai molteplici interessi. Si occupò di disegno, scrittura, micologia, studi scientifici. La svolta nelle sua vita borghese e benestante avvenne grazie all'ex governante e amica Annie Carter che la spronò a coltivare le sue capacità di disegnatrice e narratrice tramite un fitto carteggio. Potter aveva intrattenuto il figlio di Carter, spesso malato, con storie e illustrazioni che seguivano le lettere indirizzate alla madre. Avvenne dunque che Beatrix Potter pubblicò il materiale inviato al ragazzino con il titolo di "The Tale of Peter Rabbit", naturalmente in proprio perché nessun editore diede credito alle idee di una donna che disegnava conigli. Solo il successo del libricino spinse la Frederick Warne & Company a pubblicare il racconto, illustrato a colori nel 1902, un anno dopo l'edizione curata da Beatrix.
Il resto è storia di un incredibile successo letterario che riproduceva, nella sua semplicità, il microcosmo della campagna inglese fatta di boschi, animali e splendidi paesaggi che la stessa Potter si prodigò a salvaguardare con quanto ricavato dalla sua attività di scrittrice.
Il film dedicato al celebre coniglio Peter omaggia la sua creatrice nelle belle illustrazioni di Bea (Rose Byrne) che ama gli animali e li dipinge come era solita fare in vita la scrittrice nata nel 1866 nella campagna inglese. Rispetto al racconto originale di Potter, però, il film di Will Gluck è pensato per i palati moderni ai quali lo scrocchiare pulito di una fragrante carota, appena estratta dalla terra umida, non basta più. Potendo inalare i sentori di un pinzimonio che arricchisca con la sua essenza il gusto arbaceo e stopposo di una radice i consumatori odierni preferiscono sicuramente l'aggiunta di una salsa, alla portata principale, benché questa corra il rischio di rovinarne la consistenza con un odore di troppo o un pizzico di sale in eccesso.
Gli ingredienti usati per il pinzimonio di Gluck, ultimo regista ad aver diretto Cameron Diaz (Annie-La felicità è contagiosa, 2014), sono stati, a mio gusto, troppo prevaricanti, per una sana pietanza di crudité, ma forse più adatti ai tempi che corrono.
Candelotti d'esplosivo, recinti elettrificati e trappole anti-uomo sono sembrate più adatte alla marinatura e alla successiva cottura del coniglio allo spiedo. Siamo dunque più vicini al genere di "Mamma ho perso l'aereo", con gli ingegnosi e truci tentativi dei McGregor di mantenere inviolata la proprietà dalle attenzioni indesiderate degli animali, che dalle parti del raccontino scritto per i bambini di inizio '900 in cui il coniglietto veniva rimproverato dalla mamma per aver perso la giacca scappando dall'orto del contadino. Va detto che la mancanza di fedeltà all'orginale non avrebbe influito sul risultato d'insieme se la sceneggiatura fosse stata intrigante quanto le personalità dei conigli. Aver trasformato un racconto per bambini in un film adatto ai più grandi ha richiesto di adottare espedienti narrativi che hanno influito in maniera evidente sulla sospensione dell'incredulità. Ho visto conigli ingegnosi modificare il sistema d'allarme dell'orto, creare un sistema di trappole per mettere al tappeto il rivale ed usare l'elettricità con la stessa disinvoltura di MacGyver. Forse troppo. Alla fine Peter acquista pure il dono della parola ma solo con il protagonista maschile. Un po' Alvin and the Chipmunks un po' Paddington insomma. Potrebbe anche andar bene ma poi ci si guarda attorno e si capisce che sarebbe stato tutto più interessante con il vecchio McGregor e con una scenaggiatura più plausibile e meno banale. È proprio il personaggio di Thomas, oltre che l'eccessiva monelleria di Peter, a non convincere. Come può uno spocchioso cittadino con un bell'appartamento a Londra diventare un esperto di orti di campagna, dove sembra sentirsi a suo agio come lo zio prima di lui? Perché mai Bea non parla con i conigli visto che a Thomas riesce?
Questi e altri interrogativi lasciano perplessi ma nel complesso l'operazione di Gluck è divertente. Lo slapstick funziona quasi sempre, i personaggi di contorno fanno la loro parte e alcune ironiche figure (il gallo, il maiale, il tasso) aiutano a far arrivare il film dove era palese arrivasse fin dalla inizio, senza troppi scossoni, se non quello provocato da una massiccia quercia che con la sua caduta sembra spazzar via ogni tradizione latteraria e al contempo cambiare l'inerzia delle vite di tutti.
RaiPlay
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