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Fuga

Regia di Pablo Larrain vedi scheda film

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La recensione su Fuga

di munnyedwards
8 stelle

Correre disperatamente come un topo in un labirinto, cercare con quel poco di lucidità rimasta una via d’uscita, un piccolo spiraglio nel buio più profondo, una porta inesistente che ci permetta di mettere da parte ciò che siamo, o meglio ciò che siamo diventati.

Ma la musica non ce lo permette, come un tumore generato da un maleficio si esalta nella nostra mente, dilaga in tutta la sua prepotenza che quasi ci uccide, una diabolica trasfigurazione che sulle note di una struggente melodia racconta un ossessione dalla quale non si può fuggire.

E’ l’ossessione per una mutazione, la morte di una persona cara, brutale e violenta, il sangue, il pianoforte e uno spartito bianco trasformato in un opera di Jackson Pollock, a dominare è il rosso vermiglio e una dolorosa intuizione, la tragedia è ormai compiuta ma qualcosa scatta nella mente di un bambino, si aprono le porte di una dimensione altra, il viaggio senza ritorno ha inizio.

 

locandina

Fuga (2006): locandina

 

Che stai suonando?

Una Fuga.

 

Eliseo Montalbàn (Benjamín Vicuña) è un giovane e geniale direttore d’orchestra, Larraìn ce lo presenta nella prima inquadratura catapultandoci nell’universo instabile del suo protagonista, "Voglio dirigere un concerto per pianoforte e orchestra" dice senza esitazioni al suo interlocutore, l’anziano uomo, che inizialmente appare fuori scena (perché la scena è tutta per Eliseo), prova a dissuaderlo ma fallisce nel suo intento, la musica è tutta nella mente del giovane e chiede di uscire, vuole uscire, deve uscire.

Eliseo ha un unica richiesta, al pianoforte deve esserci una donna, una donna come la giovane sorella uccisa anni prima mentre si esercitava al piano, viene accontentato anche in questo perché al di là dei suoi chiari squilibri la sua musica è qualcosa di grandioso.

"Dietro ogni melodia si nasconde un segreto" dice ai suoi orchestrali ed è la pura verità, le prove sono tese ma questo non impedisce ad Eliseo di innamorarsi di Giorgina (Francisca Imboden), la donna che ha scelto per suonare il pianoforte, la sera della prima il teatro è pieno e il concerto inizia alla grande, le note della partitura denominata Rapsodia macabra emozionano e travolgono il pubblico, la potenza della musica sembra inarrestabile ma la tragedia è dietro l’angolo, ancora un evento nefasto, ancora il sangue a macchiare i bianchi tasti dello strumento, ancora la morte inspiegabile e cattiva.

E’ troppo per Montalbàn che perde la testa e viene rinchiuso in un manicomio, prima di scomparire nello squallido universo degli invisibili fa bruciare tutti gli spartiti della sua opera, tutti tranne uno, che un musicista si porta via di nascosto, anni dopo un certo Ricardo Coppa (Gaston Pauls) scava nel passato del geniale compositore e recuperata una parte della composizione prova a ricostruirla, ma non ci riesce e così non gli resta che andare alla ricerca di Eliseo Montalbàn, il quale fuggito dalla clinica psichiatrica ha fatto perdere le sue tracce.

 

Sono sempre stato in posti dai quali non si può fuggire, mio padre ha speso una fortuna per farmi impazzire, ed eccomi qui...a cercare di salvarmi da solo

 

Fuga segna l’esordio cinematografico di Pablo Larraìn, un opera prima che stupisce per la potenza della rappresentazione e per l’intensità di un racconto complesso ma pulsante di emozioni vere, un dramma delle ossessioni, una tragedia umana che svela l’orrore nascosto dietro la bellezza dell’arte, in questo caso la musica si fa presenza costante che affascina e inquieta allo stesso tempo, vettore di passioni incontrollate talmente potenti da piegare le solide mura della ragione, lasciando campo libero ai mostri della pazzia.

Larraìn sceglie un tema non facile ma lo gestisce sia da un punto di vista narrativo che formale in modo impeccabile, la storia segue due percorsi diversi ma legati dallo stesso punto di arrivo, il regista dimostra un invidiabile capacità tecnica che si evidenzia nel funzionale uso di un montaggio alternato che, accompagnato dalla costante presenza della partitura musicale (Juan Cristòbal Meza), crea momenti di grande cinema (vedi la scena del concerto e la visita di Ricardo nell’ex Ospedale psichiatrico).

 

Ad una prima parte più intensa e tragica fa seguito una seconda più intimista e sofferta ma non priva di piccoli spazi ironici, l'arrivo di Eliseo nella clinica apre scenari diversi rinvigoriti dall’ingresso in campo di un nuovo personaggio, l’omosessuale Claudio (Alfredo Castro) è l’unico che cerca un dialogo con il giovane compositore ormai perso nei suoi deliri, l’unico che riesce ad insinuarsi nella sua mente piantando semi di speranza, Larraìn non perde mai il filo della sua narrazione pur gestendo in questo caso uno sviluppo più convenzionale, lo aiuta certamente la straordinaria performance di Castro, qui alla prima collaborazione con il regista (diventerà poi il suo attore feticcio).

La fuga non è solo un componimento musicale (“Bach componeva fughe”) ma anche una improrogabile necessità per Claudio ed Eliseo, l’occasione propizia si presenterà con la messa in scena di un piccolo concerto e Larraìn darà di nuovo prova delle sue non comuni capacità registiche.

Ma scappare da se stessi è tutta un altra storia, fuggire da quella musica maledetta, nata e prosperata nel sangue è impresa proibitiva, Eliseo si da alla macchia ma qualcuno lo cerca con insistenza, quattro musicisti le cui motivazioni appaiono ambigue, vogliono riportare alla luce un opera straordinaria e maledetta o se ne vogliono appropriare?

 

Alla fine resta solo la vastità del mare e il suono dolente del pianoforte, una chiatta che vaga nel nulla e quattro musicisti che scrutano l’insondabile, forse per interesse personale, forse perché affascinati anche loro della bellezza di un ossessione, dell’intangibile perfezione dell’arte, ma è come un miraggio nel deserto, la musica di Eliseo Montalbàn ha sempre avuto un solo padrone, vittima anch’egli di un componimento maledetto, nato nel sangue e portatore di altro sangue.

Esordio di notevole livello artistico, Larraìn con pochi soldi e con l’aiuto della sua famiglia (a produrre i due fratelli del regista) da al suo primo film forma e sostanza, cinque anni di preparazione per mettere in scena una storia non facile che vede al centro del dramma figure complesse e dinamiche narrative travolgenti quanto ambigue, nonostante questo il film è un successo al botteghino cileno e conquista diversi premi in diversi Festival, da noi ovviamente non esce e non si trova nemmeno su supporto.

Stranamente non venne accolto bene dalla critica del tempo, eppure in questo film appaiono clamorosamente evidenti le qualità del regista cileno, oggi considerato tra i big della cinematografia mondiale, Fuga è un film che emoziona e che non si dimentica.

Voto: 8.5

 

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