Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Correre disperatamente come un topo in un labirinto, cercare con quel poco di lucidità rimasta una via d’uscita, un piccolo spiraglio nel buio più profondo, una porta inesistente che ci permetta di mettere da parte ciò che siamo, o meglio ciò che siamo diventati.
Ma la musica non ce lo permette, come un tumore generato da un maleficio si esalta nella nostra mente, dilaga in tutta la sua prepotenza che quasi ci uccide, una diabolica trasfigurazione che sulle note di una struggente melodia racconta un ossessione dalla quale non si può fuggire.
E’ l’ossessione per una mutazione, la morte di una persona cara, brutale e violenta, il sangue, il pianoforte e uno spartito bianco trasformato in un opera di Jackson Pollock, a dominare è il rosso vermiglio e una dolorosa intuizione, la tragedia è ormai compiuta ma qualcosa scatta nella mente di un bambino, si aprono le porte di una dimensione altra, il viaggio senza ritorno ha inizio.
Fuga (2006): locandina
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Una Fuga.
Eliseo Montalbàn (Benjamín Vicuña) è un giovane e geniale direttore d’orchestra, Larraìn ce lo presenta nella prima inquadratura catapultandoci nell’universo instabile del suo protagonista, "Voglio dirigere un concerto per pianoforte e orchestra" dice senza esitazioni al suo interlocutore, l’anziano uomo, che inizialmente appare fuori scena (perché la scena è tutta per Eliseo), prova a dissuaderlo ma fallisce nel suo intento, la musica è tutta nella mente del giovane e chiede di uscire, vuole uscire, deve uscire.
Eliseo ha un unica richiesta, al pianoforte deve esserci una donna, una donna come la giovane sorella uccisa anni prima mentre si esercitava al piano, viene accontentato anche in questo perché al di là dei suoi chiari squilibri la sua musica è qualcosa di grandioso.
"Dietro ogni melodia si nasconde un segreto" dice ai suoi orchestrali ed è la pura verità, le prove sono tese ma questo non impedisce ad Eliseo di innamorarsi di Giorgina (Francisca Imboden), la donna che ha scelto per suonare il pianoforte, la sera della prima il teatro è pieno e il concerto inizia alla grande, le note della partitura denominata Rapsodia macabra emozionano e travolgono il pubblico, la potenza della musica sembra inarrestabile ma la tragedia è dietro l’angolo, ancora un evento nefasto, ancora il sangue a macchiare i bianchi tasti dello strumento, ancora la morte inspiegabile e cattiva.
E’ troppo per Montalbàn che perde la testa e viene rinchiuso in un manicomio, prima di scomparire nello squallido universo degli invisibili fa bruciare tutti gli spartiti della sua opera, tutti tranne uno, che un musicista si porta via di nascosto, anni dopo un certo Ricardo Coppa (Gaston Pauls) scava nel passato del geniale compositore e recuperata una parte della composizione prova a ricostruirla, ma non ci riesce e così non gli resta che andare alla ricerca di Eliseo Montalbàn, il quale fuggito dalla clinica psichiatrica ha fatto perdere le sue tracce.
Sono sempre stato in posti dai quali non si può fuggire, mio padre ha speso una fortuna per farmi impazzire, ed eccomi qui...a cercare di salvarmi da solo
Fuga segna l’esordio cinematografico di Pablo Larraìn, un opera prima che stupisce per la potenza della rappresentazione e per l’intensità di un racconto complesso ma pulsante di emozioni vere, un dramma delle ossessioni, una tragedia umana che svela l’orrore nascosto dietro la bellezza dell’arte, in questo caso la musica si fa presenza costante che affascina e inquieta allo stesso tempo, vettore di passioni incontrollate talmente potenti da piegare le solide mura della ragione, lasciando campo libero ai mostri della pazzia.
Larraìn sceglie un tema non facile ma lo gestisce sia da un punto di vista narrativo che formale in modo impeccabile, la storia segue due percorsi diversi ma legati dallo stesso punto di arrivo, il regista dimostra un invidiabile capacità tecnica che si evidenzia nel funzionale uso di un montaggio alternato che, accompagnato dalla costante presenza della partitura musicale (Juan Cristòbal Meza), crea momenti di grande cinema (vedi la scena del concerto e la visita di Ricardo nell’ex Ospedale psichiatrico).
Ad una prima parte più intensa e tragica fa seguito una seconda più intimista e sofferta ma non priva di piccoli spazi ironici, l'arrivo di Eliseo nella clinica apre scenari diversi rinvigoriti dall’ingresso in campo di un nuovo personaggio, l’omosessuale Claudio (Alfredo Castro) è l’unico che cerca un dialogo con il giovane compositore ormai perso nei suoi deliri, l’unico che riesce ad insinuarsi nella sua mente piantando semi di speranza, Larraìn non perde mai il filo della sua narrazione pur gestendo in questo caso uno sviluppo più convenzionale, lo aiuta certamente la straordinaria performance di Castro, qui alla prima collaborazione con il regista (diventerà poi il suo attore feticcio).
La fuga non è solo un componimento musicale (“Bach componeva fughe”) ma anche una improrogabile necessità per Claudio ed Eliseo, l’occasione propizia si presenterà con la messa in scena di un piccolo concerto e Larraìn darà di nuovo prova delle sue non comuni capacità registiche.
Ma scappare da se stessi è tutta un altra storia, fuggire da quella musica maledetta, nata e prosperata nel sangue è impresa proibitiva, Eliseo si da alla macchia ma qualcuno lo cerca con insistenza, quattro musicisti le cui motivazioni appaiono ambigue, vogliono riportare alla luce un opera straordinaria e maledetta o se ne vogliono appropriare?
Alla fine resta solo la vastità del mare e il suono dolente del pianoforte, una chiatta che vaga nel nulla e quattro musicisti che scrutano l’insondabile, forse per interesse personale, forse perché affascinati anche loro della bellezza di un ossessione, dell’intangibile perfezione dell’arte, ma è come un miraggio nel deserto, la musica di Eliseo Montalbàn ha sempre avuto un solo padrone, vittima anch’egli di un componimento maledetto, nato nel sangue e portatore di altro sangue.
Esordio di notevole livello artistico, Larraìn con pochi soldi e con l’aiuto della sua famiglia (a produrre i due fratelli del regista) da al suo primo film forma e sostanza, cinque anni di preparazione per mettere in scena una storia non facile che vede al centro del dramma figure complesse e dinamiche narrative travolgenti quanto ambigue, nonostante questo il film è un successo al botteghino cileno e conquista diversi premi in diversi Festival, da noi ovviamente non esce e non si trova nemmeno su supporto.
Stranamente non venne accolto bene dalla critica del tempo, eppure in questo film appaiono clamorosamente evidenti le qualità del regista cileno, oggi considerato tra i big della cinematografia mondiale, Fuga è un film che emoziona e che non si dimentica.
Voto: 8.5
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e nemmeno io sapevo che ci fosse un'opera 'prima' prima di Tony Manero, me lo segno. Bella recensione che spinge al recupero senza se e senza ma. ciao
Grazie, Larraìn è un regista che aspettavo da tempo di approfondire, avevo anche alcuni film pronti poi per caso ho scoperto questo esordio e mi sono detto che tanto valeva cominciare dall'inizio.
Come opera d'esordio è notevole, a me il film ha emozionato e coinvolto per cui lo consiglio a tutti, sopratutto a chi conosce gia il regista e lo apprezza :)
Ciao!
Assolutamente interessante, sia la tua opinione che questa "Prima" di Larrain, ciao Max.
Grazie Paolo, per fortuna la rete ci viene in aiuto nel recupero di opere passate al tempo inosservate e oggi clamorosamente dimenticate, tanto che molte persone nemmeno sapevano dell'esistenza del film.
Mi ripeto ma lo faccio con convinzione...se riuscite, vedetelo :)
Ciao!
L'ho visto ieri sera "Fuga" - molti pregi e pochi difetti nell'esordio di Larrain.
Che abbia fatto tutto in famiglia, ci credo - lui è il rampollo ricco di Herman Larrain, non famigerato ma connivente con il conservatorismo di destra in Cile.
C'entra poco con Pablo che, con il suo cinema rimedia alla sfiga di avere avuto un padre 'ingombrante'
Ho visto “Fuga”, traendone la convinzione che potrei definire come “Ciak. Buono il primo!”
Infatti, in questo film ci sono tutti i temi del cinema successivo del regista cileno.
Secondo Goffredo Fofi – che non è stato mai tenero con Larrain cui attribuisce un grande talento visivo, unito, però a una certa freddezza nella resa psicologica dei personaggi (tesi che condivido in minima parte), il perno del cinema di P.L. poggia sulla dualità–dicotomia: inseguito/inseguitore, quindi vittima/carnefice, ucciso/uccisore e via variando.
Anche in “Fuga”, questa dualità (tipica della migliore letteratura: Dostoevskij, Hugh Walpole, R.L. Stevenson, ovvero “Delitto e castigo, “L’uccisore e l’ucciso”, “Il Master di Ballantrae”, è presente, volendo attribuire a un pianoforte stregato il ruolo di persecutore; in realtà, qui ci troviamo di fronte a un giovane musicista che è insieme vittima e carnefice di se stesso, in quanto incline alla follia musicale, come il Johannes Kreisler, musicista pazzo dei “Racconti di E.T.A. Hoffmann).
C’è poi il tema - non nuovo: per estensione l'opera rientra nel novero letterario del libro/manoscritto rubato/perduto – che richiama, come è tipico della letteratura (cilena)/argentina, i racconti di Borges, Bioy Casares, Cortázar (Borges è molto citato in "Neruda") e Larrain è scaltro a far sembrare nuove e proprie idee che lui prende da fonti preesistenti - e in questa manipolazione c'è un grande talento nel non mostrare punti di riferimento, vale a dire il coacervo di citazioni (in questo supera lo stesso Tarantino) delle quali si serve per ridurle a una unità tale che tutto sembri nascere nella sua testa.
La mia non è una notazione negativa, tutt'altro: perché "Fuga" è un'opera in sé compiuta, diretta con grande senso dello 'spettacolo' (in senso positivo: anche perché, in fondo, il teatro è il luogo delle esecuzioni dell'opera del musicista Montalbán - La Sinfonia Macabra - incompiuta, come deve essere qualsiasi composizione 'misteriosa').
Giusto il tuo rilievo sul montaggio alternato che, nel suo incedere serrato unisce i due poli del plot (musicista geniale/ergo pazzo e musicista mediocre/ergo sfruttatore del genio).
Inserito a forza, mi sembra il personaggio di Claudio (Castro), tirato dentro una parte un po' posticcia che esorbita dal tema principale del racconto, tale che, se lo togli, il film acquista più che perdere.
Ma è solo un mio parere a caldo.
Ciao
Ciao Lorenzo e grazie per il tuo intervento, di Larraìn come detto non ho visto nulla ma mi sono informato, so che fa un cinema con una forte componente politica e conosco la storia della sua famiglia.
Volendo nel personaggio di Eliseo ci si può vedere anche qualcosa di autobiografico, giovane ed esuberante compositore con un padre ministro che sembra non amare molto, ricambiato del resto, visto che il genitore non esita a rinchiuderlo in un manicomio.
Pur avendo visionato un solo film la critica di Fofi ("freddezza nella resa psicologica dei personaggi") mi sembra fuori luogo, almeno per quanto riguarda Fuga, che presenta dei personaggi vivi e molto complessi, poi magari nelle successive opere il discorso cambia, mi esprimerò con più convinzione dopo aver visto qualche altro film.
Condivido invece la tua notazione sulla parte ambientata nell'ospedale che come scritto ho trovato più convenzionale, il personaggio interpretato da Castro se vogliamo rientra in un contesto classico, è uno stereotipo che serve a mandare avanti quella parte di storia, tra l'altro è in quel frangente che Larraìn inserisce qualche piccola divagazione politica, slegata dalla storia principale è vero, ma Castro è bravo davvero :)
Comunque, contento che il film ti sia piaciuto, questa è la cosa più importante, e grazie ancora per il commento :)
Ciao!
Molto curioso di vederlo e di recuperare altri film di Larrain... ho trovato bellissimo il suo recente Neruda e mi sono sbilanciato a definirlo un capolavoro. In ogni caso Larrain ha una forte personalità di regista e da lui si può aspettare molto anche per il futuro. Ciao max
Ciao Stefano, io credo proprio che cercherò di recuperare tutta la filmografia, ho letto la tua rece di Neruda ma ho letto anche altri pareri positivi, Larraìn ha un grande seguito e mi sembra un ottima considerazione critica, per quel poco che ho visto (veramente poco) una considerazione assolutamente meritata :)
Ciao!
assolutamente non lo conoscevo,grazie Max di averne parlato....gran regista e bel commento.
Grazie a te ezio, contento di aver segnalato questo primo film di Larraìn, regista che da queste parti mi sembra molto apprezzato :)
Ciao!
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