Regia di Laurence Ferreira Barbosa vedi scheda film
20ème SEMAINE DU CINEMA LUSOPHONE
Una giovane di nome Pamela, maturanda di origine portoghese sensibile ed apprensiva, vive con forte turbamento una serie di fallimenti che contraddistinguono I suoi risultati scolastici e l’organizzazione della vita che la circonda.
Appassionata di danze folkloristiche portoghesi, ma soprattutto molto abile nel pattinaggio sul ghiaccio, e pure valida pianista per hobby, Pamela condivide gli insuccessi di una maturità che manca per la seconda volta, e la bocciatura all’esame della patente, come un fallimento di vita dal quale è difficile riprendersi.
Circondata dall’affetto un po’ rude dei familiari, portoghesi di campagna emigrati prima della sua nascita, persone semplici ora benestanti ed orgogliose di ostentare il BMW seminuovo quando rientrano al paese natio nelle vacanze estive, la giovane dovrà pure gestire le avances di un simpatico spasmante di colore suo coetaneo, pasticcere con ambizioni a girare il mondo, e si ostinerà ad aiutare un’amica ritenuta perduta per un vecchi sgarro di gioventù, quando quest’ultima le confessa di essere incinta e di voler fuggire in Francia dal natio paesello portoghese.
La regista francese Laurence Ferreira Borbosa presenta il suo film al cinéma Mercury di Nizza, aprendo la 20° Settimana du Cinéma Lusophone.
Per la regia della sensibile e volitiva regista francese (ma con evidenti già dal cognome origini portoghesi), Laurence Ferreira Barbosa, Tous les reves du monde riesce a tracciare un lucido ritratto di tarda adolescenza, immedesimandosi nelle gesta, e nei piccoli grandi ed umanissimi fallimenti della sensibile Pamela, eroina di tutti i giorni nella quale è impossibile non immedesimarsi tornando a rivivere un periodo quasi sempre travagliato – per emozioni ed esperienze formative fondamentali – come quello dell’adolescenza.
I sogni di Pamela sono il motore che anima la giovane, dandole modo di far fronte agli umani, inevitabili ma pure comprensibili fallimenti, al senso di inadeguatezza che il suo giovane fisico, non proprio aderente agli schemi anoressici imposti dal concetto di bellezza odierna, la induce talvolta ad acuire quel senso di disagio che la crudele idea di bello infligge in chiunque sgarri dalle misure rigorosamente imposte.
La Ferreira Barbosa, qui al suo sesto film dopo aver lavorato con attori e soprattutto attrici assai note (La Bruni Tedeschi del suo esordio con “Le persone normali non hanno nulla di eccezionale”; e pure la Huppert di “La vie moderne” o la Balibar di “J’ai horreur de l’amour”) sceglie e si circonda di un gruppo di attori non professionisti eccezionale, in grado di recitare la vita, ognuno probabilmente la propria vita, o qualcosa di molto simile: è quella la forza, quella l’ispirazione e la genuinità del bel film.
Volti freschi, genuini, autentici, mai edulcorati o finti, o a rischio spot. Una bella sorpresa, ben scelta per aprire la 20° Settimana du Cinéma Lusophone, dedicata appunto al cinema dei paesi legati al territorio portoghese, e delle sue antiche colonie.
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