Regia di Phil Claydon vedi scheda film
Un prodotto adatto ad ogni tipo di pubblico che, tradendo il genere horror, finisce per deragliare in un sottofilone poco interessante -e per fortuna poco nutrito- capeggiato da La casa nera di Wes Craven.
Springfield (California). John Alexander (Michael Vartan) per necessità di lavoro si trasferisce in una villetta acquistata ad un modico prezzo. Lo seguono la figlia adolescente Hannah (Erin Moriarty) e la nuova compagna Melanie (Nadine Velazquez). Fin da subito Hannah avverte strani rumori, soprattutto notturni, e sospetta che qualcosa di anomalo si stia manifestando nella casa. La ragazza apprende, da alcuni suoi coetanei impauriti dal luogo, che diversi fatti macabri hanno contribuito a dare all'abitazione la brutta nomea di "infestata". Infatti John, per non spaventare i famigliari, ha tenuto segreto sia la sparizione dell'intera famiglia che per prima ci ha vissuto, sia il massacro che ha coinvolto i precedenti inquilini, messo in atto da un uomo che, dopo avere ucciso la figlia e la seconda moglie, si è impiccato.
"Sai che in ogni quartiere c'è una casa che fa paura? Beh... tu ci abiti." (Il ragazzino vicino di casa, alla turbata Hannah)
Ennesimo horror, di stampo televisivo, che parte come fotocopia di Amityville, per poi invece finire nel difficile (e spesso poco riuscito) thriller. Già (male) anticipato da La casa nera e -in tempi più recenti- dal brutto Housebound, nonché seguito da Bethany, ripropone un poco credibile contesto (pseudo-realistico) che si rivela chiaramente dopo circa un'ora. Il regista Phil Claydon, non avendo tra le mani una sceneggiatura coinvolgente, per cercare di tenere alta l'attenzione dello spettatore trova tutte le scuse per riprendere la bellissima (e brava) Erin Moriarty, all'epoca ventiduenne nel pieno di una carica erotica incontenibile, mai esplicitata ma dirompente per natura. E questo, già dice molto sul resto del film. Che è girato anche bene, ma proprio non ingrana mai, e con la svolta nel "razionale" finisce per disattendere ogni minima aspettativa (anche di genere). Sul versante puramente exploitation Whitin (circolato anche come Crawlspace) non raggiunge nemmeno il modesto livello di un film rated (ovvero per pubblico over 14), e rimane un gigantesco punto interrogativo sul ruolo -al make up- di Howard Berger e Greg Nicotero, esperti effettisti associati ad un tipo di horror solitamente estremo e viscerale: l'esatto contrario di questo Within. Di poco senso in questo contesto anche la didascalia finale che, prima dei titoli di coda, allude forzatamente alla crisi immobiliare degli Stati Uniti, avviata nel 2008, e ai tanti senzatetto che, abusivamente, avrebbero poi preso dimora in case sfitte.
Curiosità
Il titolo Crowlspace non è nuovo. Nell'ormai lontano 1986, David Schmoeller dirige Klaus Kinski, nei panni di Karl Guenther, un tarato proprietario di un ampio locale che -spiando dal solaio- tiene sott'occhio le belle inquiline, ovviamente per poi agire ai loro danni. In Italia (tra l'altro nazione in compartecipazione di produzione) il lavoro di Schmoeller è circolato con il titolo di Striscia ragazza striscia, e a suo modo -fatte le dovute differenze- può essere considerato uno dei primi esemplari di film con "pericolosi intrusi, agili come serpenti e prigionieri tra quattro mura".
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