Regia di Leos Carax vedi scheda film
"Le persone che si sognano di notte bisognerebbe chiamarle la mattina,la vita sarebbe piu' facile......"
La vita di Michèle e Alex è relativamente "tutto" fuorchè facile,come il loro amore sanguigno,doloroso e tormentato,un surplus dell'animo il cui teatro è il parigino "Pont neuf" che a dispetto del nome è il piu' antico di Parigi.
Oggi il "Pont Neuf" è chiuso per lavori di ristrutturazione ed accoglie un umanita' ai margini,clochard degradati come il funambolo Alex,la pittrice monocola Michèle e l'anziano Hans,ex custode di musei e fabbriche con un passato doloroso alle spalle.
"Gli amanti del Pont Neuf" è il terzo lungometraggio dell'ex "enfant prodige" del cinema francese Leos Carax,che dopo gli esordi "cinefili" di "Boy meets girl" e "Rosso Sangue" compie un "salto" carrieristico con un opera piu' matura stilisticamente,il risultato di una lavorazione travagliata che dopo l'uscita non godette dei favori di pubblico e critica risucchiando il genio di Carax in un lungo oblio.
Film all'epoca sottovalutato dai piu',in modo fuorviante dato che siamo dinanzi ad un magistero cinematografico dei sentimenti,geniale e virtuosistico,pur mantenendo un "humus" sentimentale che fa il paio con le precedenti opere di Carax.
Oggi Carax ci porta in una Parigi attuale,dall'animo borghese e multietnico,egli pero' ci racconta una storia ai margini,un amore "da ultimi" che vive nelle straordinarie performance dell'inquieta Michèle,giovane pittrice di estrazione borghese a cui una delusione sentimentale ha tolto tutto.La controparte maschile è riproposta ancora una volta nel trasformismo "circense" di Alex/Lavant,artista di strada introverso e sensibile che dopo un ennesima sbronza viene investito da una coppietta.
L'incipit regala infatti l'immagine di due "sbandati" nella vita,automi senza meta che vagano disperati nella notte parigina.Ma la magia dell'incontro è come un regalo del destino,Michèle vede Alex riverso a terra e ne ritrae l'immagine a sua insaputa,volendone conservare quasi l'ultimo "sussulto".Ma Alex è solo ferito,sbalzato in un moderno lazzaretto dove osserviamo veri clochard e derelitti dal cui "utilizzo" Carax ottiene un aderenza al realismo impressionante.
E' un qualcosa che rimane stampato negli occhi,una discarica umana dove sopravvive un mondo ai margini,dimenticato dal fragore e il luccichio della folla "normale" ed innestato da Carax nel parallelismo di una vita tra angoscia,sogno e illusione.
Il vecchio "Pont neuf" diviene allora un catalizzatore degli eventi,un universo chiuso agli altri dove danzare,godere delle sbronze,addormentarsi "artificialmente".Tutto avviene tra le macerie di un ponte in disuso,dove ancora si respira fumo e luce pirotecnica ballando un "valzer" notturno, volendo cosi' esorcizzare gli incubi del giorno.
Carax consegna cosi' ai posteri la "luce" di due amanti apolidi del nulla,sincronizzati solo sulle frequenze dei loro cuori,che soffrono,si feriscono,rincorrendosi,amandosi e annullandosi a vicenda.
Una Parigi scenograficamente roboante è il palcoscenico del genio visivo di un autore che utilizza assonanze come acqua-fuoco,sogno-illusione,luce-buio servendosi di un imperioso montaggio associato,dove Alex rimettendo in funzione una radiolina in disuso "accende" le luci dell'hotel "Samaritaine".
Quello stesso "Samaritaine" che vedremo 20 anni dopo in "Holy motors" oramai fatiscente nell'abbandono e luogo dell'ennesimo "incontro/addio" di stampo Caraxiano.Oggi tutto è vivo,sofferente nel sentimento "impossibile" di Michèle e Alex,giovani sognatori il cui "contatto" è la miscela di un barocco palcoscenico amoroso.Un teatro di delusioni e illusioni, di angosce e abbandoni coatti, in tutto cio' Carax parla ancora una volta la lingua del cuore,utilizzando come protagonista quell'Alex di "Boy meets girl" e "Rosso Sangue" in una sorta di evoluzione umano/registica,filo conduttore di una "perla centrale" della sua filmografia.
Alex è senz'altro l'antipodo maschile della sfuggente Michèle,una grandissima Juliette Binoche che abbandona la "staticita' " lunare di "Rosso Sangue" affidandosi ai lati "vagabondi" e primordiali di ogni donna.
Al contrario Denis Lavant affonda nei dolori,fragile e in balia degli eventi,insonne funambolo che trova in Michèle una musa ispiratrice del sentimento.Quel sentimento amore che come dice il burbero Hans è un qualcosa per "profumate camere da letto",poco attinente per dei lerci clochard dunque......
La figura del vecchio Hans s'inserisce tra i due giovani come un "Deus ex machina" disilluso dalla vita, una sorta di "farmacista" ambulante che fornisce sonniferi ad Alex, oltre a possedere le chiavi di musei ed edifici dell'intera citta'.Una splendida figura filmica,d'un personaggio d'altri tempi reso alla grande da Klaus Gruber,ultimo "San Pietro" o "Caronte" di un universo marginale,dove anche i sentimenti sono macerie.Sara' il vecchio Hans il fautore della visita notturna al Louvre,straordinario momento d' intensita' ed arte visiva, dove la "quasi cieca" Michèle potra' "osservare" un ultima volta il quadro dei suoi sogni,una sorta di attimo "felice" per Michèle e di "congedo" definitivo per Hans.....
Ma l'amore sopravvive alla morte,ai dolori e agli errori umani,è un qualcosa che travalica bisogni e atmosfere che sono rese da Carax una materia plasmabile,quasi da sostanza dei "sogni",regalandoci momenti di pathos puro accompagnato da immagini esorbitanti, sature di delirio visivo.Tutto cio' rende "Gli amanti del Pont Neuf" un film "raro" nell'eccezione stessa del termine,dotato di magnetismo emozionale e di performance attoriali da urlo,semplice nella composizione umana quanto complesso nella laboriosita' di alcuni fotogrammi.....
Ma è un qualcosa di estremamente affascinante,che aiuta ad avvicinarci ad un autore che altrimenti rimarrebbe "distante" per una concezione cosi' "personale" di cinema,i suoi "Les amants" sono esseri in cui ci s'immedesima,di cui magari ci s'innamora,le cui vesti lacere e consunte vanno oltre la mera estetica, donandoci un romanticismo d'altri tempi abbinato ad un puro orgasmo visivo.......
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