Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Alla vigilia dell’incoronazione di Luigi XIV, i quattro moschettieri si ritrovano implicati in un guazzabuglio di congiure vere e presunte. L’idea di partenza era carina: raccontare un’ultima avventura dei nostri eroi, acciaccati e imborghesiti ma spronati dalla figlia di uno di loro, che ne ha ereditato lo spirito combattivo (anche se non si capisce quando avrebbe imparato a maneggiare la spada, essendo entrata in convento nell’infanzia). Di fatto, però, viene fuori un tradizionale cappa e spada in stile anni ’50, solo con un po’ d’ironia in più. Ma il gioco degli equivoci (una lista della lavandaia e una poesiola sdolcinata vengono scambiate per messaggi in codice) alla lunga diventa stucchevole, e la scelta degli interpreti non aiuta: Sophie Marceau (che in un paio di scene esibisce il seno nudo) amoreggia con un ragazzotto poco sveglio come fosse ancora al tempo delle mele, e Gigi Proietti con la sua aria pacioccona non è credibile nei panni del mefistofelico Mazzarino. Curiosi, e non banali, i rimandi storici: fino a “Lo stato sono io” ci si arriva, ma quanti spettatori avranno colto l’allusione alla revoca dell’editto di Nantes?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta