Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Aenigma è la Yugo 45: una collaborazione italo-jugoslava, utile ai figli di Tito per vedere come si lavora oltreconfine, utile agli italiani per tagliare i costi di produzione. Lucio "Fulcic" firma un poco glorioso ritorno all'horror cinque anni dopo l'uscita di Manhattan Baby, proponendoci un lavoro che ha tanti punti morti, ma una succulenta raffinatezza di fondo sia nella costruzione delle scene truculente, sia nello splendido finale. Con altro budget, altri attori e dei tecnici quantomeno decenti, Aenigma sarebbe un gran bel film, nonostante una sceneggiatura un po' stantia e dei dialoghi che... lasciamo perdere.
La trama è semplice. Kathy, figlia della donna delle pulizie in un college femminile, viene vessata dalle sue compagne per la sua poca cura di sé e per le sue origini. Dopo un ennesimo scherzo, fugge via e viene investita. Finisce in coma profondo e grazie a un forte potere telecinetico riesce a impossessarsi del corpo di una nuova studentessa, che assassinerà ogni stedente e professore aguzzino. Li stempierà dal primo all'ultimo, finché succederà qualcosa. Sebbene sulla carta tutto ciò parrebbe interessante, la pellicola non riesce mai a elevarsi a livello strutturale.
Procedendo con ordine, i protagonisti sono il Jared Martin di Dallas e la nipote di Klaus Kinski: due attori decenti circondati dal nulla eterno. Soggetto e sceneggiatura sono un mischione di vari titoli: c'è la base di Carrie, c'è Patrick vive ancora, c'è l'ambiente di Suspiria. Di per sé non ci sarebbe nulla di male, ma in fase di scrittura il film si mantiene talmente povero da non ritagliarsi una propria personalità. Tecnicamente c'è un alone di povertà assoluta, non solo a livello di scenografia e fotografia, ma proprio sul piano del talento dei collaboratori del regista. Un tratto che inizia a marchiare pesantemente i lavori di Fulci da qui in poi.
Tutto ciò renderebbe Aenigma un film da sotterrare, ma bisogna fare i conti con la poetica macabra del grande Lucio, che riesce a risollevare un prodotto limitatissimo. Innanzitutto, la ragazza in coma riesce a recitare una parte inquietante e di grande presenza a livello di tensione. Inoltre, ogni omicidio è caratterizzato da una bella trovata e un'estetica piacevole: riesci proprio a vedere la scena che Fulci aveva in mente, una scena che sarebbe stata visivamente eccellente se solo avesse avuto con sé i vecchi tecnici. Il finale poi è un bellissimo lavoro di regia e montaggio. Insomma, è robetta, ma pur sempre di un visionario.
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