Regia di Ugo Tognazzi vedi scheda film
E' una specie di aggiornamento a "Il magnifico cornuto", ancor più cinico (c'è solo la gelosia, senza amore e forse neppure attrazione fisica), e poco riuscito. Non tutto, però, è da buttare. Il tema della gelosia divorante e dell'incapacità di accursare apertamente la moglie è interessante. Alcune sequenze sono ben girate (come all'inizio), segno che la stoffa del regista c'era nell'attore Tognazzi, e non era solo un velleitario come altri. In diversi passi si vede anche la sua bravura interpretativa (questa ben nota), specie nelle scene di sospetto verso la moglie.
Il film nel suo insieme, tuttavia, scricchiola parecchio. Le sequenze immaginate sono deboli e approssimative, e forse hanno la loro unica ragion d'essere nelle generose vedute della Fenech. Interrompono l'andamento del film e lo indeboliscono. Di per sé potevano avere senso (perché tutti i gelosi hanno simili fantasie), ma il pensare troppo a mostrare l'attrice credo che abbia distratto Tognazzi dal dirigerle bene nel loro insieme.
I riferimenti di critica sociale sono abbastanza buttati lì e approssimativi, specie per quanto riguarda il personaggio del fratello e l'episodio del corteo dei comunisti. Mi pare che il ragazzo comunista che fa la sfuriata contro i ricchi a caccia sia il figlio (Riccardo) del regista.
Un'altra cosa: le scenate di gelosia che Tognazzi aveva fatto ne "Il magnifico cornuto" erano perfette; queste qui, invece, scivolano nella farsa e nella caricatura, oltre che in una certa volgarità. Preludono allo stile della successiva e incipiente generazione di attori.
Insomma: non privo di dignità, fa intravvedere il talento del regista e attore, ma ha molti difetti, e non si guadagna la sufficienza. Fischi per il direttore della fotografia: le scene sulla neve sono decisamente troppo chiare.
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