Regia di Giacomo Battiato vedi scheda film
Nel complesso un ottimo film con valide interpretazioni ed una buona messa in scena. Ottime anche le scenografie e le ambientazioni, così come la parte storica che fa da sfondo. Un mondo turbolento nel quale Stradivari riesce a diventare un punto fermo, un fulcro attorno al quale inizia a ruotare, senza mai più arrestarsi, un vortice armonico....
Antonio Stradivari, con quasi un secolo di vita e di lavoro, ha raggiunto l'apice della notorietà grazie alla costruzione di numerosi strumenti ad arco, fra i quali, i più noti, sono indubbiamente i violini.
Anzi più che noti sono, celebri fino a divenire mitici ed ambiti dai collezionisti come dagli artisti di fama internazionale che spesso ne entrano in possesso per l'esecuzione dei loro concerti. I Giappone, ad esempio, la Nippon Music Foundation, presta gratuitamente i suoi preziosi strumenti ad artisti di spessore che ne facciano richiesta. E' un bel modo di far tornare a vivere questi preziosi oggetti di un delicato e prezioso lavoro d'artigianato del '6/700.
Andando a visitare il Museo del Violino della Fondazione Stradivari di Cremona, dove Antonio vive ed opera per tutta la vita, è possibile vedere e spesso ascoltare la musica prodotta dai più famosi strumenti dell'epoca. I curatori confermano che questi strumenti, grazie al fatto di essere fatti di legno, un materiale organico, sono ancora oggi 'vivi'. Ovvero nel tempo le loro caratteristiche mutano così come il suono. Certo serve essere degli esperti per percepirlo o utilizzare strumenti di precisione, ma questo stabilisce anche un altro punto fermo. Non ci sono due stradivari uguali, anche con il medesimo schema realizzativo e magari con il legno degli stessi alberi. Sì, perché ogni parte dello strumento poteva nascere da specie differenti proveniente da luoghi diversi, anche molto distanti fra loro.
Ma tornando al film direi che molto della vita di questo straordinario personaggio emerge dalla narrazione di Giacomo Battiato. Probabilmente, come anche altri hanno ricordato, non si tratta di un capolavoro, ma gli elementi per riconoscere ed apprezzare molti degli aspetti della vita di Stradivari, della sua famiglia ci sono.
La storia comincia in modo piuttosto interessante con dei flash back sulla sua infanzia. L'amore che nasce in lui per il violino e per la musica in generale. Una musica che lo tocca sin nello spirito da subito e che lo accompagnerà per tutta la sua vita alla bramosa ricerca della perfezione forse più che della fama e dei soldi. Quella pienezza e potenza del suono che sembra nascere direttamente dalle sue mani, mani che pur non facendo mai suonare uno strumento, regaleranno le medesime emozioni a chi quegli strumenti li suonerà, in giro per il mondo.
Il film è compatto, ben delineato e il clan dei Quinn, tutto sommato contribuisce all'omogeneità del risultato, anche al di là dell'omonimia. Antony sembra davvero Antonio con suo fervore e la sua passione.
Il film passa in un caleidoscopio di musica e passioni; l'indimenticata prima moglie, la bellissima e toccante Valérie Kaprisky, cederà, a fatica il passo alla seconda, interpretata dalla meno incisiva Sandrelli.
Nel complesso un ottimo film con valide interpretazioni ed una buona messa in scena. Ottime anche le scenografie e le ambientazioni, così come la parte storica che fa da sfondo. Un mondo turbolento nel quale Stradivari riesce a diventare un punto fermo, un fulcro attorno al quale inizia a ruotare, senza mai più arrestarsi, un vortice armonico e soave di violini che vorremmo ci accompagnasse per il resto dell'eternità. Ma forse, questo, è un destino riservato a pochi. Antonio è sicuramente uno di questi.
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