Regia di Jimmy ScreamerClauz vedi scheda film
Il film è diviso in tre segmenti. In uno abbiamo un bambino che uccide i propri genitori perchè spinto dalle parole di un cane satanico. Nel secondo un folle uccide donne e uomini con l’ intento di unirsi a degli spettrali uomini ombra. Nel terzo un pre-adolescente deforme si innamora di una ragazzina che è spinta a prostituirsi dal padre redneck.
Where the Dead Go to Die è un film di animazione digitale. Si possono dare due letture di questa opera senz’ altro controversa. La prima, quella di un novizio del cinema estremo, può essere sicuramente positiva. Il film, infatti, rappresenta un vero e proprio ricettacolo caleidoscopico di tutte le più proibite e sordide fantasie macabre che possono passare per la mente di un adolescente in pieno conflitto con la società, con la sessualità o con i fantasmi della propria mente.
Gli scenari sono talvolta surreali e suggestivi nella loro caotica e infernale composizione. L’ estremo in cui identificarsi è finalmente alla propria portata, con una forma un po’ obsoleta (diciamocelo, il software per elaborare la cgi sembra quello dei primissimi videogames anni ’90 tipo Heretic, Rendeck Rampage o Duke Nukem 3D) ma in cui ci si può identificare e riconoscere facilmente. L’ altra lettura è quella più congeniale a me e a chi conosce il cinema gore americano, italiano e giapponese. Confesso che i primi minuti del film mi hanno incuriosito, ma onestamente verso la fine del primo episodio chiamato “Tainted Milk” mi ero già stancato di tutto questo trascinarsi, sforzarsi, ostentarsi super malati e perversi in un modo così puerile ed adolescenziale. Messo a confronto, il provincialissimo August Underground è un’ opera d’ arte fine e delicata.
Impressionante, a tratti sconvolgente. Un lavoro magistrale, profondo, oscuro, violento ma mai fine a se stesso, c’è una profondità simbolica ed una cognizione filosofica che rendono quest’opera un piccolo capolavoro. Il tema della perdita dell’innocenza, del rapporto con la “bestia/ombra”, la necessità di non reprimere le energie oscure che ci abitano, c’è tantissima roba, e sono rimasto incollato allo schermo per via della portata allucinatoria e visionaria di questo prodotto, stupendo!
Sicuramente, quello metaforico, è un aspetto imprescindibile da considerare, nella valutazione di quest’opera che trovo davvero difficile da classificare (Horror estremo? Psychedelic-Horror? Psycho-Lysergic-Horror?) ma, non da meno, è la potente e violenta carica eversiva delle immagini. Tutta questa violenza, nonostante sia tendenzialmente stemperata dall’uso dell’animazione, mi ha comunque messo K.O
Ha ragione chi dice che questa pellicola è un cocktail di Timothy Leary, Clive Barker e Miguel Angel Martin, più tanta altra cultura lisergica ed estrema. Il film è praticamente a episodi, per quanto questi si incastrino ognuno negli altri come scatole cinesi. Un cupo quartiere. Tre famiglie disagiate. Tre bambini (o quattro?). Un cane diabolico di nome Labby, doppiato dallo stesso regista, che si definisce un messaggero di Dio e che induce i protagonisti a compiere nefandezze oltre ogni immaginazione.
In conlclusione,questo film è un vero incubo, che resta dentro e induce a riflettere sui tanti simboli malsani che ci hanno trafitto il cervello durante la visione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta