Regia di Jimmy ScreamerClauz vedi scheda film
Smanettando con un PC d'epoca, Jimmy ScreamerClauz realizza tre orribili cortometraggi in CGI. Nel 2012, per cercare di renderli pubblici, li mette assieme senza logica. Ed ecco apparire questo Where the dead go to die.
Tre storie si intrecciano in una cornice infernale.
Latte infetto (*)
Jimmy, suggestionato da un cane parlante, è convinto che la mamma stia per partorire l'Anticristo. Stando alle riflessioni dell'animale (sic) il latte per alimentare il secondogenito non è più puro dopo il primo figlio (!) pertanto il neonato... deve morire.
Memorie liquide (*)
Un uomo, circondato da creature multidimensionali, se ne va in giro con una siringa, prelevando dalla testa di chi incontra la memoria (arri...sic!). Arriva ad uccidere barbaramente anche una prostituta, vittima di un'aggressione.
La maschera che i mostri indossano (1/2)
Rudolph, sfigurato a causa di un parto gemellare malfinito, avendo un'altra testa sulla nuca viene costretto a coprire il viso con un cappuccio ma, nonostante tutto, incontra la simpatia di Sophie, adolescente abusata dal padre.
Jimmy ScreamerClauz, evidentemente un amante di animazione in CGI e videogames tipo Blood o Clive Barker's Undying, realizza tre cortometraggi: Tainted milk (2008), Liquid memories (2009) e The masks that the monsters wear (2011). Sono tre allucinati e irrisolti esempi di pessima animazione in computer grafica, a livello dei primordiali video introduttivi per PC games (cose da Playstation 2). I tre corti sono bruttissimi, inguardabili per quanto mal fatti anche se ruffianamente eccessivi (pedofilia, zoofilia, genitori che abusano dei figli e figli che uccidono i genitori). Ovviamente nessuno se li fila.
Allora ScreamerClauz (che razza di pseudonimo!) ha l'illuminazione di mettere assieme questa roba (forse ci sta qualcosa anche di Clinical sodomy). Lo fa senza riflettere, e infatti in questo Where the dead go to die non ci si capisce un bel niente, perché è il frutto di un tentativo di assemblare mele, pere e banane. Tuttalpiù ne viene fuori un trip allucinato, ma che già dopo dieci minuti impone di sospendere la visione, onde evitare crisi epilettiche. Giusto per curiosità è da sottolineare che qui Linnea Quigley -celebre scream queen degli Anni '80- presta la voce alla madre di Sophie. E che ci sta a dire il necrologio sui titoli di coda? A Jennifer English (1980/2010). Un prodotto malfatto e dal contenuto davvero miserevole.
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