Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Non ho letto l'omonimo romanzo scritto da Evelyn Piper al quale questa pellicola si ispira, in cui l'austriaco Otto Preminger sembra muoversi sui passi di Alfred Hitchkoch. Sta' di fatto che il regista, specie nella prima parte, gira un giallo psicologico che "ingabbia" letteralmente lo spettatore. L'inizio è dei più' angoscianti. Non ho figli, ma penso che per qualsiasi genitore (una madre specialmente) andare a prendere il proprio bambino all'asilo e non trovarlo più, sia il peggiore degli incubi. Seguono l'ambiguità di alcuni bizzarri personaggi, come il padrone di casa della protagonista, un poeta con inclinazioni sadomasochistiche, e l'anziana signora che vive nella scuola materna, che conosce profondamente le fantasie dei bambini. Ed infine Stevens, il fratello della protagonista, il primo a preoccuparsi (insieme ad Ann, la madre) della scomparsa della piccola Bunny, per poi col passare del tempo, destare molti, anzi troppi sospetti. Impeccabile l'ambientazione notturna londinese, stupendamente fotografata in bianco e nero. Purtroppo BUNNY LAKE E' SCOMPARSA, e' uno di quei casi in cui un film funziona alla perfezione all'inizio, per poi, col passare dei minuti, subire inevitabilmente una flessione. Una cosa normalissima, anche se in questo caso ci si mette un finale che va eccessivamente per le lunghe, per poi concludersi in maniera assai frettolosa. Ci sono casi in cui il film ne risente poco o niente, ma nel caso del film di Preminger purtroppo, buona parte del risultato finale viene messo in discussione. Tra gli interpreti, il giovane Keir Dullea e' senz'altro il migliore. Carol Lynley se la cava con onore. Efficace, anche se non memorabile, il grande Laurence Olivier. Vi chiedo un favore: chi sarebbe in grado di dirmi il nome del gruppo beat che suona in televisione mentre Olivier e la Lynley sono nel pub? Ringrazio anticipatamente.
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