Regia di Stefano Sollima vedi scheda film
Il ritorno del boss. L'ira e il rimorso tengono in vita l'ex trafficante Alejandro, in un blockbuster e sequel dignitoso, sceneggiato da una firma prestigiosa come Taylor Sheridan e diretto con solido mestiere dal nostro Sollima.
CINEMA OLTRECONFINE
I cartelli della droga del Centro-Sud America, regolano anche i flussi migratori clandestini tra Messico e Stati Uniti, senza che nessuna autorità riesca ad incastrarli o a bloccarne le attività.
In questo concitato ed intricato contesto, ritroviamo l’agente federale Matt Graver (Josh Brolin), che - messo alle strette dall’impellenza di un risultato concreto dopo che una esplosione in un supermercato che ha comportato la morte di 15 civili induce a sospettare che tali organizzazioni collaborino con gli integralisti islamici per l’organizzazione di attentati ai danni della civiltà occidentale - si trova costretto a ricorrere ad un espediente a cui avrebbe volentieri fatto a meno: richiedere la collaborazione del misterioso ed ormai solo boss Alejandro (Benicio del Toro). Costui, devastato a seguito dello sterminio della propria famiglia a cura del trafficante Reyes, si ritrova piuttosto motivato quando gli propongono di rapirne la giovane e turbolenta figlia adolescente Isabela, che tuttavia da oggetto di riscatto, si trasforma poco per volta in vittima sacrificale, in nome di un danno collaterale giustificato ed inevitabile.
A quel punto Alejandro, memore della strage dei propri figli innocenti, si rifiuta di eseguire l’ordine letale ai danni della ragazzina, e l’aiuta a fuggire nel deserto, dopo una rocambolesca fuga.
In questa fuga, la strada del sicario si incrocerà con quella di un ragazzino della strada, scelto per la sua determinazione, come soldato in erba pronto a divenire un futuro boss.
Facendo leva su una robusta e talvolta complicata sceneggiatura ad opera di Taylor Sheridan (lo stesso del Sicario originale, ma pure responsabile dei suggestivi Hell or High Water, e Wind River, qui pure regista), Soldado è il sequel ufficiale del Sicario di Denis Villeneuve, reclutando due tra i tre protagonisti del primo, insuperabile capitolo, e si avvale della dinamicissima e professionale regia del nostro apprezzato Stefano Sollima, figlio del Sergio dei mitici Sandokan e Corsaro Nero, divenuto celebre in tv con gli adattamenti/espansioni fortunatissimi di Romanzo Criminale e Gomorra, e apprezzato in sala con A.C.A.B. e Suburra.
Un film forte di un buon budget, diretto con molta professionalità, dinamico e ben scandito, che vede nel cast anche altri attori di razza come Catherine Keener e Matthew Modine.
Un giocattolino dinamico e incalzante che probabilmente spianerà la strada internazionale al nostro talentuoso cineasta.
A questo punto, sforzarsi in puntigliosi paragoni e raffronti con l’insuperato originale, risulta inutile, fortuito, probabilmente pretestuoso: il film riesce ad acciuffare le peculiarità basiche di due personaggi entrambi controversi e di assai dubbia moralità, per narrarci una vicenda del tutto a sé stante, pur legata ai drammatici avvenimenti che costituirono il tragico sipario dell’esemplare originale di Villeneuve.
Se si tratta, come appare inequivocabilmente, di puro prodotto blockbuster, dignitosissimo da un lato, impeccabile nella fattura e piuttosto attuale nelle scottanti tematiche affrontate (commerci illegali, immigrazione, minaccia terroristica imminente), ma non certo indimenticabile, il Soldado del nostro Sollima ha dalla sua almeno una scena memorabile (largamente anticipata, anzi svenduta, dai rutilanti trailers da tempo presenti, almeno nelle sale di Francia), in grado di restare negli annali del cinema, e nelle associazioni mentali di noi spettatori, ogni volta che penseremo a quel grande attore che è Benicio Del Toro.
Dopo l'attentato ai danni di una vettura che trasporta alcuni pezzi grossi del clan nemico che ha sterminato la famiglia di Alejandro in Sicario di Villeneuve, l'uomo uccide uno ad uno i nemici, ma ne ferisce poco per volta il più illustre. Lo guarda negli occhi da lupo rancoroso assetato di vendetta, si toglie gli occhiali da sole, e gli scarica in corpo tutta la pistola impugnandola con due mani ed agendo sul grilletto con l'indice sinistro: una sequenza efferata e memorabile, stilosa ed originale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta