Regia di Ferruccio Cerio vedi scheda film
I bersaglieri combattono in Libia. Fra i soldati si stringono rapporti d'amicizia, solidarietà e c'è tempo anche per innamorarsi di qualche ragazza. Alberto, a differenza di altri, riuscirà a tornare a casa e così pure a coronare il suo sogno d'amore con Maria, crocerossina.
Nell'impianto da commediola di buoni sentimenti non mancano i risvolti drammatici, ma Tripoli, bel suol d'amore è sostanzialmente considerabile un'operina leggera. Poche le idee, tanto il buonismo da elargire al pubblico a piene mani nella sceneggiatura a triplice firma (Alessandro Ferraù, Sergio Sollima e Giuseppe Mangione); tipico prodottino d'altri tempi, insomma, già all'epoca di non particolare rilevanza. Sordi alle 'prime armi' (è il caso di dirlo) non brilla eccessivamente, ma al suo fianco ha buoni comprimari del calibro di Mario Riva e Riccardo Billi, Luigi Pavese, Maurizio Arena, Fulvia Franco, Andrea Checchi e Lyla Rocco. La trama, pur prevedendo scenari bellici, non lascia trasparire alcun fermo antimilitarismo: il secondo conflitto mondiale è ancora troppo vicino (e il Paese ancora troppo scosso) per girare un film del genere senza prendere una posizione decisa contro la guerra, ma in fin dei conti la pellicola si propone come lavoro di disimpegno, privo di implicazioni o riflessioni approfondite. Ciononostante, è pur sempre vero che la scelta da parte del regista Ferruccio Cerio di stare dalla parte dei fascisti nella Rsi non è mai stata nascosta e ha pesato parecchio sul proseguimento della sua carriera dopo il 1945. Tripoli, bel suol d'amore (la canzone omonima compare nel film) è noto anche con il titolo alternativo de I quattro bersaglieri ed è il penultimo lungometraggio diretto da Cerio. 2,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta