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La diseducazione di Cameron Post

Regia di Desiree Akhavan vedi scheda film

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La recensione su La diseducazione di Cameron Post

di Furetto60
6 stelle

Film di denuncia, sui centri di riorientamento sessuale,veri lager.Discreto lavoro, buone le interpretazioni.

Cameron Post ha sedici anni, nella Pennsylvania degli anni Novanta, ed è attratta da persone del suo stesso sesso. Da quando i genitori sono morti in un incidente, lei è stata affidata alla zia Ruth, una ex assistente di volo, convertita al cristianesimo evangelico, bigotta, convinta che l'omosessualità sia una malattia. Quando dunque Cameron viene colta in flagrante, proprio dal suo ragazzo  ad amoreggiare con l’amica Coley, scoppia il putiferio e zia Ruth di cui vediamo, in poche scene, l’ossessione religiosa, pensa bene di mandarla, contro la sua volontà al God's Promise, allo scopo di redimerla. Il motto del centro è tutto un programma “la via di uscita”, si tratta di una comunità di “riabilitazione”, gestita da fondamentalisti cristiani, fanatici, smaniosi di estirpare la tendenza a qualsiasi atto “contro natura”. I clienti  del centro, tutti adolescenti gay, vengono "riprogrammati", di fatto sottoposti  ad una sorta di lavaggio del cervello,  che impone loro di lavorare su uno schema disegnato a mò di iceberg e attaccato alla parete della stanza come un monito: quello che si vede in superficie è la loro omosessualità, che se non guarita è destinata a distruggere tutti i legami famigliari e affettivi, ma quello su cui bisogna agire è ciò che sta sotto. E così i “pazienti” devono cercare le radici del loro passato peccaminoso, per rimuoverle. ”Se non credi in quello che insegnano qui, in ciò in cui credono loro, o anche solo se hai dei dubbi, allora ti dicono che andrai all’inferno, che non solo sei la vergogna di tutti quelli che ti conoscono, ma che Gesù stesso ha abbandonato la tua anima”, così Cameron sintetizza il metodo a un ispettore giunto a God’s Promise” ad indagare dopo un incidente. La routine giornaliera è piena di canti rivolti all’Altissimo, intonati da una specie di capo scout, un signore ottuso,  munito di chitarra e prova vivente che si può cambiare, infatti è un ex “omosessuale”, e di sedute di autoanalisi o, meglio, di autodenigrazione, tenute da una pseudo-psicologa, col pallino della missione di guarire “la devianza sessuale”. La sua compagna di stanza è una persona fragile, ferocemente motivata al rinsavimento, anche se ostaggio di incontrollabili pulsioni carnali, così Cameron trova complicità, nella frequentazione di due ribelli  un nativo americano e una rasta. La protagonista non si fa coinvolgere dal tentativo di spersonalizzazione, ma anzi si fa testimone della grettezza indicibile dei suoi istitutori, di una violenza psicologica immane, condotta nel nome di Dio. Resta chiara l’intenzione della regista Desiree Akhavan ,che ha tratto la sceneggiatura, scritta con Cecilia Frugiuele, da un romanzo di Emily M. Danfort, di denunciare senza mezzi termini, l'esistenza di questi ”lager rieeducativi" tollerati dalle autorità statunitensi, anche se al loro interno i diritti umani, vengono repressi o sospesi, diventando "privilegi" da guadagnarsi al prezzo della negazione della propria identità “La diseducazione di Cameron Post” è un film che a chiare lettere stigmatizza, questi istituti raccapriccianti, dove si praticano questi aberranti esercizi , di riorientamento sessuale, per  testimoniare la contraddizione in termini e la crudeltà diffusa di istituzioni che, nella pretesa di illuminare la strada, cancellano desideri e individualità, creano mostri e automi. “The Miseducation of Cameron Post” è un lavoro volutamente disturbante, ma  lineare, che esige la necessità di una presa di posizione chiara a sostegno dell’autodeterminazione sessuale, qualcosa di analogo, ma declinato al maschile, si era visto nel film vite cancellate

 

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