Trama
A seguito della perdita dei genitori, Cameron Post è sopraffatta da un misto di colpa e di sollievo: con la morte, i suoi non sapranno mai che è omosessuale. Anni dopo, la sedicenne Cameron vive con l'evangelica zia mentre in segreto amoreggia con la reginetta del ballo. Quando la sua indole emerge, viene mandata in un centro di cura per le sue "perversioni" sessuali. In tale surreale ambiente, trova l'amicizia di Jane e Adam, due "peccatori" che la introducono ai piaceri della normale vita da adolescente. Realizzando quanto pericoloso possa essere il lavaggio del cervello portato avanti nel centro, i tre capiranno che la migliore ancora di salvezza per loro è la fuga.
Approfondimento
LA DISEDUCAZIONE DI CAMERON POST: GUARIRE DALL'ESSERE GAY
Diretto da Desiree Akhavan e sceneggiato dalla stessa con Cecilia Frugiuele, La diseducazione di Cameron Post è ambientato in una cittadina del Montana, nel 1993, luogo in cui la giovane Cameron Post vive. Quando viene sorpresa a baciarsi con una ragazza durante il ballo della scuola, Cameron viene spedita in un centro religioso, God's Promise, in cui una terapia di conversione dovrebbe "guarirla" dall'omosessualità. Insofferente alla disciplina e ai dubbi metodi del centro, Cameron stringe amicizia con altri ragazzi, finendo per creare una piccola e variopinta comunità capace di riaffermare con orgoglio la propria identità.
Con la direzione della fotografia di Ashley Connor, le scenografie di Markus Kirshner, i costumi di Stacey Berman e le musiche di Julian Wass, La diseducazione di Cameron Post è tratto dall'omonimo romanzo di Emily M. Danforth, pubblicato in Italia da Rizzoli. Ha raccontato a proposito la regista: "Ho ricevuto una copia del romanzo nel 2011, ancora prima che venisse pubblicato. Mi ha da subito colpito e commosso il modo in cui parlava del passaggio all'età adulta senza essere predicatorio o affettato. Fin dall'inizio ho pensato che se fossi riuscita a farne un film mi sarei concentrata sulla seconda parte del romanzo, ambientata al centro di conversione... C'era qualcosa di davvero speciale nel libro, era ricco di ironia e aveva un gruppo di giovani personaggi ben delineati. Ognuno di loro finisce al centro di conversione per motivi diversi e ognuno reagisce alla situazione in modo diverso. Nello scriverne la sceneggiatura, ho potuto fare affidamento alla mia personale esperienza in un centro di riabilitazione, dove sono stata appena ventenne per curare un disturbo del comportamento alimentare. Mi è piaciuto raccontare una storia ambientata in un centro di riabilitazione, il cui obiettivo è sempre farti stare meglio: ma cosa vuol dire esattamente stare meglio? È in realtà qualcosa che cambia da persona a persona. E nel caso del centro God's Promise, come è possibile per Cameron stare meglio se non può to pray away the gay, come recita il classico slogan di questi campi religiosi? Questo è stato il mio punto di partenza".
Il cast
A dirigere La diseducazione di Cameron Post è Desiree Akhavan, regista e sceneggiatrice americana. Nata a New York nel 1984 da una famiglia di origine iraniana, dopo le scuole superiori ha studiato cinema e teatro, seguendo i corsi della New York University's Tisch School of the Arts. In seguito a diversi… Vedi tutto
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Commenti (7) vedi tutti
Errori educativi ed incertezze adolescenziali
leggi la recensione completa di darkglobeFilm che tiene bene per i primi 45' poi s'affloscia ed annoia abbastanza : peccato perchè la Storia poteva risultare più appassionante.Bene la Moretz ormai consolidata come nuova Starlette.voto.6-.
commento di chribio1Un film di formazione leggerino (proviene dal Sundance)con qualche bollore lesbico dove la regia che non ha rischiato piu' del dovuto...
commento di ezioLa trama è deboluccia, a dir poco. Il libro probabilmente regge perché si sofferma sulla psicologia dei personaggi. Il film non ci riesce.
commento di putrellaFilm di denuncia, sui centri di riorientamento sessuale,veri lager.Discreto lavoro, buone le interpretazioni.
leggi la recensione completa di Furetto60La regista Desiree Akhavan dimostra di saper affrontare con sensibilità ed intelligenza una tematica dura, confezionando un racconto di formazione che, grazie ad una sceneggiatura ricca di ironia riesce a trovare giusto equilibrio tra dramma e leggerezza, tra il trauma della repressione della propria identità e l'afflato di libertà adolescenziale
leggi la recensione completa di port crosSenza calcare ulteriormente su una drammaticità già evidente, Akhavan predilige un registro laconicamente ironico, puntando sul lato grottesco e assurdo delle varie vessazioni mostrate per farci sopra un sorriso amaro.
leggi la recensione completa di pazuzu