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Claire's Camera

Regia di Sang-soo Hong vedi scheda film

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La recensione su Claire's Camera

di alan smithee
8 stelle

Hong Sang-soo vol. 1: un atto d'amore verso il cinema, il potere della fotografia di fermare il tempo - e talvolta di modificarlo - e verso la Francia. Un piccolo prezioso gioiello.

CANNES 70 - SÉANCE SPÉCIALE 

Il potere magico della fotografia di testimoniare, fermare e a volte persino di modificare il tempo, è al centro di questa gradevole e acuta favola d'autore breve, e magicamente strutturata in fasi temporali prossime, vicine tra di loro, che rifiutano la cronologia temporale, scomponendola come a confutare la veridicità quasi matematica degli avvenimenti trattati.

Manhee è una segretaria coreana giunta a Cannes col regista e la produttrice con cui collabora per vendere le opere del cineasta.

Una sera la sua responsabile la prende da parte e le comunica l'intenzione di licenziarla, in quanto non ritiene di potersi più fidare di lei. Manhee, presa di sprovvista, non può che accettare a malincuore quella triste circostanza, senza riuscire a comprenderne le ragioni.

Nel frattempo sopraggiunge a Cannes l'insegnante cinquantenne parigina Claire, per accompagnare nella città festivaliera una sua amica regista alla presentazione del suo ultimo film.

La donna incontrerà, tra le stradine graziose della capitale francese del cinema, sia il regista, perennemente ebbro ma piuttosto lucido, la sua dura e sospettosa produttrice, ma soprattutto la dolce e cortese Manhee, vittima designata di un complotto misterioso quanto casuale o magico.

Lungo un concitato girotondo e collage di scene concentriche che non rispettano la cronologia temporale, ma proprio per questo ci aiutano a capire i dettagli del piccolo mistero, Hong Sang-Soo si dimostra e conferma il più abile cantore moderno delle difficoltà di relazione nella quotidianità spontanea di ogni giorno.

Il Rohmer coreano ha classe e carattere necessari per coordinare un piccolo magico affresco sui misteri del carattere e delle circostanze che ci uniscono e separano.

Un piccolo grande gioiello di ironia e spontaneità che pare girato in tempo reale e montato abilmente in ordine solo apparentemente sparso.

Sang-soo ama la Francia ed il suo cinema più intimista, ed ha trovato in Isabelle Huppert, qui alla sua seconda collaborazione col regista, la sua nuova musa europea dopo l'iconica Jane Birkin del recente passato.

 

 

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