Regia di Lynne Ramsay vedi scheda film
Film spiazzante, in tutti i sensi. Lynne Ramsay è una regista che personalmente ho seguito poco, ma sul cui talento non ho motivo di dubitare. Questo “You were never really here” è il suo quarto lungometraggio di finzione, un dramma cupo e anche sanguinoso che sembra inserirsi nel solco tracciato da registi come Tarantino o Nicolas Winding Refn. La storia di un reduce dal Vietnam che come lavoro cerca di salvare ragazzine finite in pericolosi giri di sfruttamento e prostituzione minorile, con un’ultima missione da compiere che si rivelerà particolarmente ardua, attesta la bravura dell’autrice soprattutto dal punto di vista formale, poiché la Ramsay sembra procedere per folgorazioni audiovisive che lasciano il segno di un talento visivo ormai maturo e collaudato. L’inquadratura è sempre ricca di valori figurativi quasi autonomi rispetto alla trama che, come è stato già osservato da più parti, nella seconda parte diventa confusa e reticente, negando allo spettatore informazioni di una certa importanza e lasciandogli il compito di riempire i buchi che la regista ha, più o meno volontariamente, seminato. Tuttavia il film lascia perplessi in alcune scelte visionarie e simboliche troppo sottolineate (la scena in cui Phoenix vuole seppellire il cadavere della madre sul fondo di un fiume e sembra che si voglia annegare anche lui per quanto è lunga la scena) o in certi momenti come il sogno che precede il finale, dove scorre altro sangue che però poi si rivela soltanto uno sberleffo alquanto gratuito. Joaquin Phoenix è naturalmente eccezionale, fra l’altro vistosamente appesantito e perennemente afflitto, ma io l’ho preferito comunque in film come “The master” dove aveva davvero la possibilità di mostrare le sue straordinarie doti drammatiche da Actor’s studio; la musica di Jonny Greenwood è affascinante e ipnotica e conferisce alla pellicola un altro tocco di P.T. Anderson (ma nel complesso siamo più dalle parti di “Drive” che di “Vizio di forma”). Stringendo sul giudizio, si ammira spesso il virtuosismo della regista nelle immagini, ma è uno di quei film che non riescono a prendermi a livello emozionale, dunque tendo facilmente ad esprimere riserve. Premio a Cannes a Phoenix meritato, ma il premio alla sceneggiatura potevano tranquillamente evitarlo.
Voto 7/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta