Regia di Lynne Ramsay vedi scheda film
Da un momento all'altro, nella notte di Cincinnati, ci si aspetta di vedere Joaquin Phoenix (magnifico) alla guida di un taxi, rasato a zero. Poi ci si accorge che no, non stiamo guardando "Taxi Driver", anche se il bel film della Ramsay lo ricorda in più di un'occasione. Lasciando da parte il capolavoro di Scorsese e tornando sulla terra, questi novanta minuti sono un viaggio cupo e violento nel cuore della società odierna, a cominciare dalla politica, per finire alla famiglia, vero pozzo nero dal quale il protagonista, Joe, non è mai uscito. Una disgregazione assoluta che porta alla solitudine, ai fantasmi, alla paranoia, alla violenza e, come ultima spiaggia, alla redenzione. Tutto questo viene narrato attraverso la fisicità di Phoenix (giustamente premiato a Cannes 2017 come miglior attore), barba alla Cantona e fisico di De Niro in "Toro Scatenato", che si trova ad affrontare i suoi traumi compiendo lavori da sicario. Quando gli tocca l'onere di salvare una minorenne da un giro di prostituzione, incontra il marcio più bieco e dovrà fare i conti anche con il proprio passato. Film complesso, lento, leggibile a molti livelli, forse troppi, con una estetica importante, fra brutalità e luci metropolitane, qualcosa che sta in mezzo a Nicolas Winding Refn (ma con toni molto meno iperrealisti) e, appunto, Scorsese. Bello, ma non bellissimo: lascia poco spazio allo spettatore, mette a disagio e affascina. Un'opera, comunque, di Cinema vero, con una fotografia importante. Da vedere, fosse anche solo per Joaquin Phoenix.
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