Regia di Lynne Ramsay vedi scheda film
C'è qualcosa di subdolo e malvagio che non esplode mai nel film della Ramsay. Qualcosa di inespresso ed ambiguo che striscia tra un'immagine e l'altra. Incastrato nel montaggio. Impigliato tra la dimensione reale e quella onirica. Qualcosa di scivoloso. Imprendibile, in-guardabile perché out focus. Fuori tempo. Fuori schermo.
Qualcosa che non torna, come un conto alla rovescia sfasato. Che si sovrappone ad un altro. Due strati, due vite, due morti che, quindi, si sovrappongono. Qualcosa sospeso tra ricordo e sogno. E sfugge allo spettatore ciò che è (mai) stato qui realmente.
Joe, a differenza di ciò che si legge qua e là, ovvero stampato sui vari poster concernenti il suddetto lungometraggio, non è il Travis Bickle del 21esimo secolo, ma il One Eye di un'altra epoca. Di un altro limbo. Difatti, You Were Never Really Here risulta essere una pellicola "poeticamente" refniana.
Nel finale, la vita continua o, forse, comincia. Non c'è (più) niente da nascondere. E fuori (campo) c'è a beautiful day.
Un film affascinante ed oscuro, sfuggente e stimolante. Tra l'altro, risulta essere il lavoro più ambizioso ed equilibrato della Ramsay, di conseguenza la sua opera più matura.
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