Regia di Lynne Ramsay vedi scheda film
Straordinario film cupo, violento e nevrotico che pone un uomo di fronte alla necessita' di difendersi per sopravvivere in un mondo spietato..
CANNES 70. Concorso.
Violento, cupo, sangunario e parolacciaro. Il film che non t'aspetti consente a Joaquin Phoenix l'interpretazione che vale una vita.
Joe e' un killer. Inusuale, pero': non uccide con una pistola. E vive ai limiti della giungla urbana statunitense. Con una madre che coccola afflitta da un principio di demenza senile. Tutto si complica quando il senatore Votto chiede un suo servizio: ma si e' innamorato della donna-bambina sbagliata. Il senatore Williams, suo rivale, ordira' una sp[ietata caccia all'uomo che vedra' un'infinita scia di sangue sulla strada di Joe.
Una pellicola straordinaria, un'opera che non puo' ambire a nessun premio perche' fuori dalle righe di un Concorso troopo spento, "You Were Never Really Here" sembra confezionato per spiazzare: sin dal protagonista afflitto dal suo doppio passato di ragazzino che ha visto sterminare la sua famiglia, madre esclusa e poi dall'aver vissuto un conflitto mediorentale come militare. Ma questi incubi, che pur lo tormentano, non gli impediscono di vivere una vita all'apparenza normale. Ed anzi, se non fosse per gli improvvisi schizzi di violenza che lo assalgono, Joe sarebbe un uomo comune, con un'esistenza appartata e schiva. Strepitoso nel suo mutismo - ma tutta la pellicola e' percorsa da pochissimi dialoghi - , il protagonista si erge ad emblema di un sistema che puo' decidere di togliere, in preda ad un delirio di onnipotenza, tutto, perfino la vita e restare impunito. E la donna, l'angelico viso cui egli stesso prova empatia ed attenzione, non e' da meno dei suoi spietati possessori. Il continuo ribaltamento di fronti, la sorpresa dietro l'angolo, pero', sono per palati forti: le riprese non celano nulla e alcuni momenti creano piu' di un sussulto in sala.
La regista britannica Lynne Ramsay non si cela dietro il paravento "donna" ed anzi affonda la mdp in un mondo brutale: con l'aiuto del direttore della fotografia Thomas Townend costruisce un mondo immaginario ed ipnotico ma tremendamente reale. Il sound design, che coadiuva le musiche di Jonny Greenwood, e' definito da Drew Kunin e Paul Davies e aiuta la vicenda ad essere ancora piu' enigmatica, studiando il momento opportuno per cogliere lo spettatore alla pancia e colpirlo forte. Una ventata di adrenalina, da tempo assente dagli schermi, che gioca con i generi, fino a contemplare addirittura la tenerezza per un killer morente da parte di colui che lo sta uccidendo e a svelare pian piano certi passaggi che giustificano il catartico finale, insaporendolo con un vezzo fotografico non da poco: le riprese subacquee che uniscono madre e figlio. Ekaterina Samsonov e' perfetta nel ruolo di donna bambina che distrugge se' stessa attraverso una litania numerica che puo' salvarla dalla perdizione e il luminoso passaggio da un set ad un altro - Tim Grimes cura le scenografie - infiamma un film che trovera' da subito i suoi estimatori. Basato su un racconto di Jonathan Ames, "You Were Never Really Here" fugge veloce come un sogno che ti resta dentro a lungo. Superbo.
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