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The Endless - Viaggi nel tempo

Regia di Justin Benson, Aaron Moorhead vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Endless - Viaggi nel tempo

di mck
8 stelle

Fallire Meglio, sotto l'Occhio nel Cielo...

 

 

Les Revenants / the LeftOvers...

 

A distanza di un lustro, i registi Justin Benson e Aaron Moorhead [che, come al solito, si dividono i rimanenti compiti principali: la sceneggiatura a Benson, la fotografia e gli effetti visivi ad Moorhead e ad entrambi il montaggio (con Michael Felker) e la produzione (con David Lawson & C.), mentre le musiche sono di Jimmy LaValle: in pratica la stessa suddivisione delle mansioni del precedente “Spring”, film a sé stante sganciato dalla continuità del - chiamiamolo così - EndLess Universe] “chiudono” il cerchio ritornando sul luogo e “al tempo” del delitto di “Resolution”, intersecando le nuove storie con quelle che già conoscevamo, e per l’occasione si mettono in campo da gioco (un “the Village” innestato in zona “MidSommar” trapiantato nel non-luogo di “Morgenrøde” punteggiato da geologicamente accelerati ometti totemici), anche davanti alla macchina da presa, interpretando (assieme ad un buon parco attori che comprende, oltre al loro co-produttore ed altre maestranze: Tate Ellington, il capo della setta, James Jordan, il marciatore, Callie Hernandez e Kira Powell, due giovani appartenenti alla setta, Lew Temple, un vecchio proselita, James Jordan eShane Brady, altri due adepti, e il ritorno - dalla cupola-loop di “Resolution” - di Peter Cilella, Vinny Curran ed Emily Montague) i due fratelli protagonisti.

 


«Si può avere potere su sé stessi se se ne delega una parte a “qualcos'altro”?»

Certo, bisogna accettare e digerire la (com)presenza dell’arcaica entità aliena infantile (Eye/Hand/Lens in the Sky) che vuole giocare comunicando ai “propri” pedoni le mosse da mettere in scena sulla scacchiera delle brulle colline del sud della California (uno stato che, si sa, può interpretare quasi qualsiasi regione micro-climatica e paesaggio terrestri, e all’occorrenza persino sé stessa: si veda la Porno-Mappa riportata qua sopra - cliccare su di essa per ingrandirla - by Paramount Studio via Reddit), quasi al confine col Messico, all’interno del Cuyamaca Rancho State Park (con un affaccio sull’omonimo lago artificiale attraversandolo a semi-guado s’uno sbarramento carrozzabile mediano partendo da una traversa della FireFighter Steven Rucker Meorial HighWay 79), a est di San Diego e ad ovest del Salton Sea (precisamente a Camp Oliver - che interpreta camp Arcadia -, a nord della Descanso Junction, lungo il SweetWater River e la RiverSide Drive), manifestando la propria volontà per mezzo della manipolazione tangibile di sali d’argento, nastri magnetici, dischi ottici e memorie a semi-conduttori, ma se il Cinema è Montaggio e l’atto del Ricordare implica sempre una ri/sovra-Scrittura, ecco che “the EndLess” ne è la - più o meno consapevolmente ingenua, puerile, semplicistica e mistificatoria quanto si vuole, ma pure, all’inverso e per contro - scientemente allegorica rappresentazione.

 


«La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell'ignoto
Howard Phillips Lovecraft, in incipit.

[Il coetaneo Martin Heidegger ne estrapolerà un precipitato: l’angoscia esistenzialista.
Un discepolo dell’uno ed epigono dell’altro, Thomas Ligotti, stempererà entrambe col nichilismo…]

«Gli amici tra loro parlano dei propri sentimenti con relativa frequenza. I fratelli attendono giunga un momento più conveniente, sul loro letto di morte.»
Autore… ignoto, in esergo all’incipit.

[Poi H.P.Lovecraft tornerà prima citato poi “parafrasato letteralmente” in due distinte linee di dialogo:
- «“Vieni fuori con me, ti mostrerò una cosa.” Lo disse Tolkien, lo disse C.S.Lewis… Lovecraft lo snaturò…»

e
- «Ciò che sappiamo è che ci mostra ciò che vede. Dire di più sarebbe come provare a spiegare un colore impossibile. C’è una possente eleganza in tutto questo.»]

 

 

Fallire Meglio, sotto l'Occhio nel Cielo...


Ancora, come per “Resolution”, * * * * è troppo, ma * * * (½) ¾ è più che giusto.       

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