Regia di Armando Iannucci vedi scheda film
Titolo italiano discutibile, anche se rende più l'idea del taglio del film, quello originale potrebbe far pensare ad un documentario. La pellicola è un adattamento della graphic novel "La Mort De Staline" di Thierry Robin e Fabien Nury, edita da Dargaud. La versione cinematografica si discosta parecchio dall'opera originale, ma la sostanza poco cambia. Il film è una commedia macabra sui giorni successivi alla morte di Stalin nel 1953, e risulta graffiante, irriverente, irrispettoso, eccessivo nei toni ma non certo nella sostanza. Tanto graffiante che in Russia, nel Kazahstan e Kyrgyzstan la pellicola fu bloccata espressamente e non uscì in sala, solo in Armenia e in Bielorussia il film ebbe una distribuzione regolare. Armando Iannucci (che bada ben è di nazionalità scozzese) ci va giù molto pesante, senza misurare né parole né fatti, la vicenda non corrisponde in tutto alla verità storica ma tutto ciò che viene narrato si basa comunque su ricordi di coloro che furono testimoni di quanto avvenne in quei giorni. La narrazione è agile, scorrevole, le battute feroci si accavallano spesso con il pericolo che qualcuna possa scappare, le interpretazioni sono buone, il film è decisamente piacevole e spinge inoltre ad informarsi su quel periodo, e fa rabbrividire pensare che esseri umani siano arrivati a quel punto e che la storia possa ripetersi, come diceva quel simpaticone di Marx che qui casca a fagiuolo.
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