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Anon

Regia di Andrew Niccol vedi scheda film

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La recensione su Anon

di Furetto60
6 stelle

Thriller SCI-FI. Sviluppo noir debole, ma molto intrigante l'idea di fondo. Notevole la fotografia livida

In una società futuristica e distopica, nelle città ,l’etere pullula di messaggi digitali visibili ovunque, come comunicazioni pubblicitarie, dati onnipresenti, che si allungano dagli oggetti per fornirne nomenclatura e caratteristiche, idem  per le persone. La gestione avviene  attraverso un “format” chiamato Ether, ciclopico sistema informatico, che collega ogni cosa, ogni interazione umana.Tramite il proprio “occhio mentale” si accede alla sua interfaccia, banca dati gigantesca, che in tempo reale dà informazioni ed in grado, di rilevare  potenziali atti criminali. Scena dopo scena, compaiono i metadati per farci vedere ciò che vede Il detective Sal Frieland, alias  Clive Owen. La privacy è stata bandita.  Ognuno è schedato: nome, cognome, professione età, impiego, caratteristiche fisiche, tratti della personalità, incluse eventuali psicopatologie, condanne, eccetera. Degli oggetti si vede l'età, la tipologia, l'utilizzo, il costo.Dei cibi, la composizione, il valore nutrizionale, e così via. La memoria è condivisa. I ricordi sono file, rintracciabili, e riguardabili.
Il detective Sal Frieland indaga usando come strumento, ciò che la retina delle persone costantemente registra , tuttavia  incappa in qualcuno che manipolando l'Ether , sfugge a qualsiasi controllo, hackera la visuale delle persone per ucciderle senza lasciare traccia di sé, dopo aver eseguito delle arcane operazioni di rimozione dei ricordi. Frieland cerca in tutti i modi di stanare questo omicida senza volto, di cui non si possiede alcuna informazione e che non è mai stato identificato. Ma l’investigatore, nel mezzo delle indagini, si imbatte in una donna senza identità, Anon appunto fuori dai database dell’Ether, totalmente anonima che potrebbe condurlo alla risoluzione degli omicidi, con la quale s’intrattiene sessualmente in un forte amplesso e nella scena si può apprezzare la figura di Amanda  Seyfried,
 minuta, ma ben fatta. L’intreccio noir è fiacco e il finale frettoloso, ma ciò che invece è veramente intrigante è l’idea di fondo,Il regista ha una bella intuizione, proponendoci questo modello  di società, una sorta di  Grande Fratello di George Orwell : versione 3.0. Un mondo trasparente, coi suoi pregi come ad esempio il quasi azzeramento della criminalità e i suoi difetti, in primis la perdita di ogni privacy. Le persone hanno rinunciato alla intimità e in qualche modo anche alla propria anima, simili al mondo in cui vivono, freddo e spoglio, hanno poche e misurate emozioni, ai limiti dell’abulia, tristi nei loro abiti sartoriali e nelle loro auto lucide, abitano e lavorano in edifici essenziali e sobri, privi di mobili e suppellettili, senza  fantasia o colore. In un’epoca come la nostra in cui i social dispongono del nostro alter ego e gli influencer sono le nuove figure di riferimento, questa prospettiva è tutt’altro che peregrina. Per i millenial è diventato fondamentale per nutrire la propria personalità, mostrare, esibire, non più vedere, ma farsi vedere. Più si è attivi sui social più ci si sente vivi, e chi non dispone di un profilo online, è considerato uno sfigato e tagliato fuori. Subito dopo il titolo,  appare la scritta: “I give the fight up: let there be an end, a privacy, an obscure nook for me. I want to be forgotten even by God” tradotto significa “Mi arrendo: lascia che ci sia una fine, una privacy, un angolo oscuro per me. Voglio essere dimenticato anche da Dio” citazione, di Robert Browning, poeta britannico dell’ottocento, tratta dal V atto del Paracelsus, indicativa del senso del film. La figura centrale non è il poliziotto ma “Anon”, metafora di questa realtà dove , durante la scena in cui lei, cancella deliberatamente ogni traccia della propria esistenza, a scorrere è proprio questo testo. Niccol stigmatizza il web e la tecnologia, e  vagheggia un anonimato, come ancora di salvezza. Altro tema toccato, è la solitudine, i protagonisti del film sono assolutamente soli, come soli siamo noi oggi. Una cara amica mi raccontava che lei su face-book ha 400 amici, ma il sabato sera non ha nessuno, con il quale andare al cinema  o a mangiare una pizza. Sembrerebbe un paradosso ma non lo, è il mondo che sta cambiando sotto i nostri occhi, ci allontana, non propone legami autentici, ma virtuali. Senza sembrare dinosauri malati di nostalgia, ricordo che all’epoca in cui ero ragazzo, non c’erano internet e social, ma quando volevo qualche amico, mi bastava bussare al citofono e dopo pochi minuti si formava un’allegra crocchia pronta a giocare a pallone o acchiappa-bandiera e ci si divertiva e tanto. Attori in parte, ma senza strafare.

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