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Anon

Regia di Andrew Niccol vedi scheda film

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La recensione su Anon

di supadany
4 stelle

Persi come siamo nella corruzione più dilagante (e indegna, ndr), più voci ricordano quanto leggi più stringenti possano tornare utili, ma anche quanto, come prima di ogni altra cosa, deve essere cambiata la cultura di base, altrimenti nessuna rivoluzione dei costumi potrà mai avere il successo tanto atteso.

Allo stesso modo, anche al cospetto dell’ipotetica società avanzata più sicura e invadente per controllo, ci sarà sempre un (s)oggetto estraneo in grado di far saltare il banco, creando disastri destabilizzanti.  

Quest’ultima è la finestra che apre Andrew Niccol, propositivo sul piano teorico ma latente sul resto, senza rinnovare l’equilibrio tra le parti che ha caratterizzato il suo cinema migliore, Gattaca su tutti per la regia e The Truman show per il suo apporto alla sceneggiatura.

In un futuro che, nel nome di legalità e controllo, vede preclusa ogni forma di privacy, ogni ricordo viene registrato, in modo tale da ridurre al minimo ogni forma di criminalità.

In questa realtà inviolabile, il detective Sal Frieland (Clive Owen) ha sotto mano una serie di omicidi su cui fare chiarezza, riconducibili a una donna (Amanda Seyfried) priva d’identità e non rintracciabile.

Per incastrarla, getta un amo invitante, ma una volta reperita, rischia di finire lui per primo incastrato nel suo gioco.

 

Clive Owen

Anon (2018): Clive Owen

 

Con Anon, Andrew Niccol spalanca una nuova finestra verso l’infinito - come già fatto dall’autore in Gattaca, In time e The host -, disegnando uno scenario futuristico, attuale nel suo trattare il tema della privacy, così sentito e sponsorizzato, eppure messo a repentaglio dalla realtà dei fatti.

Un tema etico sul quale innesca un ingranaggio sci-fi dalle tinte noir, accattivante ma ricolmo di controindicazioni.

Tanto per cominciare, l’introduzione è consolidata su poche nozioni, mentre in seguito sopraggiunge il bisogno di spiegare da zero tutte le regole sociali apposte, entrando ripetutamente in dettagli che altrimenti rimarrebbero oscuri.

Già così, il ritmo ne risente maledettamente, ma poi tutto il film rimane ancorato su se stesso. Finché si tratta di tecnica, si vola alto, tra soggettive che si snodano tra visto e percepito, tra realtà e inoculazione forzata, con uomini che diventano telecamere ambulanti, dotati di recorder cerebrali da scandagliare in ogni momento, proprio per questa ragione predisposti a essere invasi e plasmati. Quando poi si entra nel vivo, l’indagine è tutt’altro che nitida, privata di una qualsiasi forma di effettiva suspense, con troppi spazi soporiferi e snodi salienti contraddistinti da un’alta prevedibilità.

Una delusione se si pensa alle migliori pagine (de)scritte da Andrew Niccol, mentre uno scenario misterioso consente a Clive Owen, da tempo ascrivibile alla categoria degli attori in fase calante (Last knights, Words and pictures), di fornire una delle sue migliori perfomance degli ultimi anni (bei tempi quando primeggiava in film come I figli degli uomini, Inside man e Closer), e anche Amanda Seyfried, in versione bruna e straniante, funziona come raramente le è capitato in precedenza.

 

Clive Owen, Amanda Seyfried

Anon (2018): Clive Owen, Amanda Seyfried

  

Anon non è una pellicola da cestinare a cuor leggero. Si giova di una fotografia asettica e squadrata, radiografa alcuni pericoli che il futuro prossimo facilmente porrà alla nostra attenzione e propone assunti nel modo di riprendere assolutamente intriganti (costruire visioni, apporre allucinazioni, soprattutto rendere indecifrabile l’ovvio), ma poi le tracce non sono quasi per nulla amalgamate, lo sviluppo è faticoso anche quando accade poco e il finale è frettoloso, oltre che anticipato (il film dura poco per il tipo di materia che professa).

Stuzzicante, ma anche balbettante e scarsamente risoluto.

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