Regia di Xavier Beauvois vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
"Francia 1915: la guerra degli uomini; la lotta delle donne".
Ovvero: raccontare la guerra e le sue atrocità senza mai condurci al fronte, ma rappresentandola dal punto di vista di chi la vive in modo indiretto, e non meno drammatico, lontano dai campi di battaglia, e spesso addentro ai campi più doverosamente e tradizionalmente dedicati alle colture. Appezzamenti altrimenti destinati a divenire gerbidi per il fatto che gli uomini, la manovalanza, sono tutti stati proscritti al fronte e solo le donne, oltre a qualche vecchio, possono scendere in campo e cercare di portare avanti come possono, tra fatiche improprie e sopra le rispettive possibilità, un’attività che è l’unica in grado di assicurare la sopravvivenza.
Sola ma orgogliosa e determinata a non abbandonare l’unica fonte di reddito, Hortense cerca qualcuno che possa aiutarla, dato che è rimasta sola, con la figlia incinta: Per questo assume Francine, una ragazza laboriosa che sa guadagnarsi la fiducia della donna e trovare, lei che è orfana, anche una sorta di famiglia ove potersi insediare. Ma la donna - messa alle strette da circostanze contingenti, di natura sentimentale inerente la ragazza ed uno dei figli che la guerra sta progressivamente portando via uno dopo uno all’anziana donna - dovrà imporsi di liberarsi di quella fidata ed operosa “seconda figlia”, quando la scelta se tenerla o salvaguardare la propria famiglia, la condurrà in un vicolo “moralmente” cieco.
Scandagliato da scene di lavoro sui campi di una bellezza sfolgorante – merito anche sella sapiente maestosa costruzione fotografica a cura di Caroline Champetier, Les Guardiennes non si limita a fornirci un racconto realistico e scenografico della vita dei campi, ma anche a fornirci uno scrupoloso spunto di riflessione sull’emancipazione femminile “forzata” dall’assenza degli uomini, reclutati in battaglia a morire in trincea.
Ma il mondo del passato a cui aspira Hortense, probabilmente è un trascorso che non potrà più tornare, considerato che ognuna delle donne non intende perdere l’uomo conteso, figlio o amante che costituisce l’unico spunto per poter pensare da parte di entrambe ad un futuro diverso e migliore.
Xavier Beauvois (Uomini di Dio) è impeccabilmente abile nel ricostruire minuziose atmosfere d’altri tempi e scorci di vita agreste lontani nel tempo e nel concetto dai nostri stravolti schemi mentali, e qui il film riesce a parlarci di una guerra tradizionale, imbrattata di morti violente e di sacrifici mai ripagati a dovere, e di una più concettuale, di principio, che è quella della rivendicazione di diritti civili e umani a favore delle donne, unendo due stili e concetti di battaglia in un’unica lotta a favore di una sopravvivenza materiale e morale improntata sull’orgoglio di potersi sentire esseri umani.
Nel cast femminile molto pertinentemente scelto, brilla tra tutte la chioccia laboriosa e instancabile di Nathalie Baye che, pur forte dei suoi tratti aristocratici e da gran signora, risulta credibile e sin appassionante nel ruolo della solida capofamiglia che, come al centro di un “tableau vivant” irresistibilmente seducente, indirizza fiera l’aratro e sollecita i buoi nella loro lenta ma costante opera di rassodamento della dura terra inclemente, ma mai traditrice.
Ma è interessante anche il raffronto tra due stili di giovinezza femminile piuttosto divergenti, che si traducono a loro volta in differenti comportamenti di vita e in altrettanto sfaccettati stili di bellezza ed avvenenza: tonalità e sfumature che la bellezza più sofisticata, ricercata e maliziosa rappresentata da Laura Smet e quella più tradizionale ed opulenta, senza fronzoli e più sincera emanata da Iris Bry, riescono ad incarnare alla perfezione, creando le basi per un dualismo che impone una scelta.
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