Regia di Craig Gillespie vedi scheda film
Non credo che Margot Robbie debba ancora dimostrare quanto sia brava. E’ da The Wolf of Wall Street prima e Suicide Squad poi che ha dato l’opportunità al pubblico di rendersi conto della sua potenza scenica. In questa pellicola poi, racchiude tutta l’essenza di un’attrice degna di essere chiamata tale che nulla ha da invidiare alle sue colleghe più stimate.
Oltre l’imbruttimento, necessario per assomigliare alla protagonista, ci sono le movenze, le intense espressioni facciali e … lo sguardo … osservate lo sguardo e capirete fin dove arriva la bravura di questa attrice. Cambia ad ogni inquadratura, ogni qual volta risulta necessario per enfatizzare, dare importanza a qualcosa di detto o piuttosto non detto. Riesce a dare anima ad ogni dialogo quanto, allo stesso modo, ad ogni silenzio e nulla sembra troppo o troppo poco.
Ma la Robbie non è l’unica cosa positiva di questo film. La sua collega Allison Janney, per il cui ruolo si è aggiudicata l’Oscar come miglior attrice protagonista, non è affatto da meno nel panni della madre veniale e insensibile; uno dei motivi che spingono la giovane donna a gareggiare e vincere è proprio quello di conquistare la stima e l’affetto della mamma, prima di ogni qualsiasi premio. Il distacco con cui sembra vivere ogni attimo della vita di quella figlia che non è capace di amare, entra nelle ossa di ogni spettatore e vi resterà a lungo.
Notevole il lavoro di Craig Gillespie, con le sue riprese ampiamente mobili, laddove non sembra esserci un solo verso di racconto ma lo stesso indietreggiare diventa simbolo di evoluzione. Giusta l’alternanza tra dialoghi e silenzi, non ci sono troppe parole ma comunque non sono poche. Il montaggio è messo al servizio delle inquadrature ed è un piacere per gli occhi; non male la fotografia ma non è il punto forte del film, non eccelle quanto avrebbe potuto, visti gli ampi utilizzi che potevano scaturite dall’ambientazione temporale. Non straordinaria nemmeno la colonna sonora ma il lavoro attoriale e registico è talmente millimetrico che tutto il resto sembra passare in secondo piano o quantomeno non finisce per sminuire totalmente la pellicola che resterà comunque memorabile.
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