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Tonya

Regia di Craig Gillespie vedi scheda film

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La recensione su Tonya

di champagne1
8 stelle

La gente vuole qualcuno da amare ma anche qualcuno da odiare.

Se attingo ai miei personali ricordi, Tonya Harding mi torna in mente per due motivi e il primo è quello apparentemente più fatuo: in occasione di un qualche evento sportivo internazionale, sentii che la sua esibizione veniva svolta sulle note di "Gloria", mitico successo di Umberto Tozzi, anche se in quella occasione interpretata in inglese da Laura Branigan. Solo il secondo motivo è il fatto di cronaca intorno al quale ruota la vicenda (biografica) del film.

 

 

Fatto di cronaca che però viene raccontato dal Regista come l'epilogo di una storia di vita di cui viene presentata tutta la drammaticità senza però mai indulgere in facile sentimentalismo; anzi, se c'è un tono che aleggia indiscutibilmente in tutta la narrazione, questo è il grottesco, come a dire "io ve lo racconto, ma stento io per primo a crederci..."

Falso racconto-verità che Gillespie cerca di suffragare tramite la parvenza di interviste d'epoca e con immagini a più bassa definizione su un formato dello schermo a 4:3, ma avendo premesso egli stesso nei titoli di testa che si tratta di verità "soggettive", la storia ci permette di conoscere le difficili condizioni di vita della piccola Tonya specie dopo l'abbandono della famiglia da parte del padre, la scoperta della passione e del talento per il pattinaggio su ghiaccio e il confronto-scontro in epoca adolescenziale fra lei e una madre con poco istinto materno, ma con grande dose di merito nell'aver indirizzato e a suo modo stimolato la ragazza fino a farle raggiungere i primi successi sportivi.

 

Eseguito come racconto corale in cui ogni personaggio ha il suo spazio per dare la propria versione, con fasi in cui si rompe la quarta parete e si infrange la continuità narrativa, e con  atmosfere grigie di un generale "inverno dello scontento", cattura il pubblico grazie a performance attoriali molto elevate (una per tutte , quelle di Allison Janney nei panni di una odiosa Lavona), per la capacità di raccontare un fatto di cronaca ben noto al grosso pubblico ma con uno stile sopra le righe che fa tornare in mente i fratelloni Cohen e per la capacità di tratteggiare con incisività i caratteri e allo stesso tempo certi temi sociali relativi ai conflitti insiti nella partecipazione a certi sport di elite (in cui la "working class non è vista di buon occhio).

Photo of Allison Janney.

 

Un'opera che impone d'ufficio alle attenzioni di un audience mondiale l'australiano Gillespie e il suo stile, venato di un corrosivo black humour.

 

Craig Gillespie (cropped).jpg

 

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