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Bright

Regia di David Ayer vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Bright

di alan smithee
5 stelle

NETFLIX

Se i remoti mondi tolkeniani fossero sopravvissuti, dalla notte dei tempi all’età moderna del nostro presente, come avrebbero potuto integrarsi popolazioni così poco omogenee quali umani, elfi ed orchi? Proviamo ad immaginare questo sfrontato miscuglio etnico nella caotica Los Angeles di oggi

L’idea di partenza non è affatto male, e lo spirito tutt’altro che solenne, ma anzi al contrario decisamente scanzonato con cui si affronta la vicenda di corruzione all’interno della polizia (cosa non si farebbe per entrare in possesso di una luminescente - “bright” - bacchetta magica!), nonché – più in generale - di integrazione tra le varie razze, si presenta brillante, incalzante, ironica al punto giusto per lasciar perdere finezze e intolleranze che si fiutano spontaneamente ogni qualvolta l’irrinunciabile buonismo a stelle e strisce finisce per dilagare, minacciando di far soccombere ogni tentativo di tolleranza.

Digerita la presenza un po’ goffa degli orchi (che paiono dapprima tutti uguali e mono-espressivi, fino a quando la figura del co-protagonista ben reso e sufficientemente umanizzato da Joel Edgerton, irriconoscibile nei tratti facciali, ma impegnato di buon grado a rendere la sua maschera un concentrato di “umanità”… oltre ogni immaginazione), la vicenda dinamica e tutta inseguimenti, lotte all’ultimo sangue e sparatorie sanguinolente - che inizia da quando una coppia formata da un poliziotto nero (Will Smith, un po’ tirato, specie in volto) e un orco (l’Edgerton di cui sopra) vengono aggrediti, il primo ferito ed il secondo sospettato di aver lasciato fuggire il malvivente in quanto orco pure lui – appare decisamente puerile, ma mediamente coinvolgente da meritare di essere affrontata come di fronte ad un blockbuster di puro, innocuo ed un po’ maldestro intrattenimento.

Gli elfi, spesso cattivissimi, capitanati dai glaciali Noomi Rapace ed Edgar Ramirez, sono probabilmente i soggetti più riusciti ed affascinanti, forti della loro potenza letale superiore.

La minaccia di un ritorno in serie è palpabile, e certo Netflix continua a dimostrarsi veicolo produttivo proteso alle grandi audiences senza troppe pretese; ma di fronte a molto sdegno generalizzato in relazione a questo strombazzatissimo primo vero blockbuster Netflix prodotto diretto dal non proprio raffinato David Ayer, mi sarei aspettato sin di peggio.

Certo poi ipotizzare che il povero Tolkien possa mai in qualche modo e in qualche altra dimensione ritenersi orgoglioso della attualizzazione occorsa con una certa indolenza nei confronti dei popoli frutto della propria fervida fantasia, è cosa assai ardua da immaginare o prevedere. Meglio non sapere.....

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