Regia di Leif Tilden vedi scheda film
Buon film, con qualche neo.
Strana forma di elaborazione del lutto. Un giovane podista perde in un incidente stradale tutti i suoi amici e la sua ragazza.Attraverso la pratica della corsa, riuscirà a lenire e ad esorcizzare il dolore,demolendo a poco a poco i suoi demoni interiori . Questa storia avrebbe teoricamente tutte le carte in regola per essere un film completamente "riuscito",tuttavia anche se alcuni passaggi sono autenticamente emozionanti, suscita una qualche perplessità.La passione per il "jogging" sta contagiando un pò tutti e chi lo pratica, sa quanto sia efficace a vari e tanti livelli.Sul piano fisico aiuta a mantenersi in forma e in buona salute,su quello emotivo è un efficace antidepressivo naturale,libera le endorfine in circolo e regala una piacevole sensazione di benessere, consente di scaricare la tensione e alleviare l'ansia.Insomma è senz'altro uno sport utile e molto economico.Naturalmente non può essere la panacea universale per guarire qualsiasi male.Il protagonista di questo film, scosso e motivato da una rabbia cieca e autolesionista,connota la corsa di una valenza morbosa e patologica,ne fa un uso smodato e scriteriato.Paradossalmente,almeno all'inizio,lo sgambettare forsennatamente, non lo allontana dal dolore, anzi sembra riportarlo al trauma che ha subito.Dovrà effettuare un tormentato e lungo percorso interiore per liberarsi da quella ossessione e ritornare a vivere e ad amare di nuovo, nonchè a correre per il piacere di farlo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta