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La casa di Jack

Regia di Lars von Trier vedi scheda film

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La recensione su La casa di Jack

di port cros
7 stelle

The House That Jack Built si configura certamente come un’opera affascinante, sia pur allo stesso tempo ripugnante ed a tratti esasperante. L'intento provocatorio ed egocentrico del regista fiacca, in parte, un film sotto altri aspetti intrigante , su cui pertanto è difficile dare un giudizio netto.

 

Uno si approccia alla visone del la versione originale (dell’altra non si capisce il senso) dell’ultimo film di Lars Von Trier un po’ timoroso, giunte le notizie degli spettatori in fuga dalla prima a Cannes, e delle polemiche, a cui ormai le opere del regista danese sembrano essere abbonate, sul sadismo e violenza gratuita dell’opera.

All’inizio il film, con l’incontro tra Jack e la petulante ed insopportabile signora appiedata dall’auto in panne (una trasformata Uma Thurman) e poi con la visita a domicilio alla credulona irretita dalla prospettiva di un aumento della pensione, possiede il giusto mix di suspense da thriller e humor da commedia nera, per intrigare ed attrarre lo spettatore. Sono soltanto i primi di una sequela di « incidenti », un viaggio agli inferi della sequela di omicidi dell’ingegnere, architetto mancato, ma soprattutto serial killer ossessivo-compulsivo, con la mania (guarda un po’!) per la pulizia, che gli impedisce di allontanarsi dalla scena del delitto senza essersi prima assicurato di averlo lasciato immacolato,a rischio di farsi scoprire sul luogo dalla polizia. I cadaveri delle sue vittime se li porta sempre via con sé, a comporre un'oscena collezione, custodita in una cella frigorifera a fianco di pile di cartoni di pizze congelate.

 

Uma Thurman, Matt Dillon

La casa di Jack (2018): Uma Thurman, Matt Dillon

 

Tuttavia, al terzo o quarto episodio, e soprattutto con l’allucinante « battuta di caccia », il livello estremo di violenza gratuita ed il voyeurismo quasi pornografico con cui Von Trier la ostenta cominciano a disgustare e ripugnare, al punto da rendere la visione fastidiosa, mentre ci si interroga dove ci voglia condurre Von Trier, cosa intenda comunicarci con quest’opera così disturbante. La riflessione sugli abissi in cui può sprofondare l'animo umano non sembra al centro dell'attenzione del regista. Tutto sommato oscura resta nche la metafora della casa del titolo, quella che Jack cerca ossessivamente di progettare e costruire, e che continuamente inizia ad erigere per poi far abbattere e ricominciare con un diverso progetto, a simboleggiare le sue fallite ambizioni da architetto, finché non saprà trovare il “giusto materiale”. Metafora più avvincente della sua natura tenebrosa è piuttosto resa attraverso l'interesse dimostrato dal protagonista, fin da bambino, per la "luce oscura" del negativo fotografico.

 

Matt Dillon

La casa di Jack (2018): Matt Dillon

Le scene di massacro e tortura sono, per darci temporaneo sollievo, inframmezzate dai dialoghi filosofici tra Jack e Verge, il compianto Bruno Ganz all’ultima interpretazione, in cui l’assassino osa paragonare la sua pulsione di morte all’ispirazione dei grandi artisti, come il pianista Glen Gould, mostratoci al piano mentre compone, o Picasso, ad una cui opera cubista viene sovraimposta la faccia sfondata della Thurman. Per fortuna ci pensa il più assennato Verge a rimetterlo a posto : « you read Blake like the Devil reads the Bible » replica al tentativo di Jack di giustificare la sua mattanza con riferimenti letterari alla metafora della tigre e dell’agnello, enunciata dal grande poeta inglese del ‘700. In questo vortice sadico e nel delirante tentativo di Jack di giustificarlo ed esaltarlo, la voce e la figura di Verge fungono da parziale contrappunto morale. Seppur Verge non si erga mai a censore e non pronunci anatemi, nemmeno di fronte alle più abiette turpitudini, perlomeno rappresenta una « voce della ragione » che si permette di esprimere perplessità di fronte all’orgia di sangue. E, di fronte alla bislacca teoria delle ombre dell'uomo che cammina lungo una strada illuminata dai lampioni, fa notare quanto tale giustificazione si attagli a tante altre forme di dipendenza.

Bruno Ganz, Matt Dillon

La casa di Jack (2018): Bruno Ganz, Matt Dillon

 

Il riferimenti artistici hanno fatto fioccare i parallelismi tra il protagonista ed il regista stesso, che tra l’altro è stato spesso accusato di “torturare” le sue protagoniste sul set. Von Trier si diverte anche a provocare e prendere in giro i suoi detrattori, giocando beffardo con le ricorrenti accuse di misoginia, alludendo alla teoria per cui le donne sono facili vittime di Jack a causa della loro scarsa intelligenza, mentre l’unica volta che sceglie uomini adulti come prede, questi mostreranno maggiore presenza di spirito. Tale egocentrismo di Von Trier non fa comunque bene alla sua espresisone artistica, rischiando di ridurla ad uno sterile  giochino umbilicale.

 

 

Nel finale la voce di Brun Ganz – Verge finalmente si manifesta e la figura, ispirata proprio al Virgilio della Divina Commedia, condurrà il Dante-Jack, rivestito da un accappatoio rosso che rimanda all’iconografia dantesca, in un viaggio agli inferi, con una traversata dello Stige che ricrea il celebre dipinto La Barca di Dante di Eugène Delacroix. In questa catabasi, lasciati finalmente alle spalle i particolari più orripilanti, il talento visivo di Von Trier può esprimersi al meglio, libero dal gore.

 

Matt Dillon, Bruno Ganz

La casa di Jack (2018): Matt Dillon, Bruno Ganz

Matt Dillon dà un’ottima prova nella parte difficilissima di un personaggio così profondamente esecrabile ed immorale, e Bruno Ganz si congeda degnamente dal cinema con un ruolo da “grande vecchio”. Gli altri ruoli sono cameo o comprimari.

The House That Jack Built si configura certamente come un’opera affascinante, sia pur allo stesso tempo ripugnante ed a tratti esasperante. Von Trier, per me, aveva voltato più in alto affrontando il sesso, senza tabù, con Nymphomaniac. Qui il suo provocatorio, ma ripetitivo indugiare nel voyeurismo sadico lascia un po’ perplessi, sebbene certamente non possa lasciare indifferenti.

 

 

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