Trama
Stati Uniti, 1970. Jack è un ingegnere psicopatico con tendenze ossessivo-compulsive. Dopo aver ammazzato una donna che gli aveva chiesto soccorso per strada, si convince di dover continuare a uccidere per raggiungere la perfezione. Ogni suo omicidio deve essere un'opera d'arte, sempre più complessa e ingegnosa. Inizia così una partita a scacchi con la polizia, lunga dodici anni, condotta dal più astuto e spietato omicida seriale.
Approfondimento
LA CASA DI JACK: 5 EPISODI NELLA VITA DI UN SERIAL KILLER
Diretto e sceneggiato da Lars von Trier (da un'idea dello stesso sviluppata con Jenle Hallund), La casa di Jack ha luogo negli Stati Uniti degli anni Settanta e segue Jack, un uomo molto scaltro e intelligente, attraverso cinque differenti episodi avvenuti nella sua lunga carriera di serial killer. La vicenda segue il punto di vista di Jack che considera ogni omicidio (ne racconta nel dettaglio quattro ma sostiene di averne commessi una sessantina) come un'opera d'arte in sé, anche se il suo comportamento disfunzionale gli dà spesso problemi con il mondo che lo circonda.
Nonostante l'intervento finale e inevitabile della polizia si avvicini (circostanza che provoca pressioni sull'uomo), contrariamente a ogni logica Jack decide ogni volta di assumersi rischi sempre maggiori. Nei diversi episodi, Jack lascia emergere la sua personale condizione, i suoi disagi e i suoi pensieri attraverso una conversazione che intrattiene con un interlocutore di nome Verge, un uomo misterioso che per spiegare il comportamento dell'omicida ricorre spesso a un mix grottesco di sofismi e deduzioni quasi infantili.
Con la direzione della fotografia di Manuel Albert Claro, le scenografie di Simone Grau Roney e i costumi di Manon Rasmussen, La casa di Jack ha segnato il ritorno del regista Lars von Trier al Festival di Cannes, da dove mancava dal 2011 e dalla contestatissima presentazione di Melancholia, occasione che ha portato la direzione della manifestazione a considerarlo "persona non grata". Celebre per non avere un ottimo rapporto con i giornalisti, Trier si è limitato a poche battute di presentazione del suo film rilasciando una breve intervista a Cineuropa: "Per molti anni ho fatto film sulle donne dall'indole buona. Ora ne ho fatto uno su un uomo malvagio: è un compito che mi ero dato, che era molto piacevole e forse anche un po' infantile, soprattutto quando ho capito che tutte le donne sembravano estremamente stupide. È anche rigenerante con un personaggio principale che può fare praticamente qualsiasi cosa quando si tratta di atti terribili e di farla franca. Ho rivisitato alcune ottime pubblicazioni di Patricia Highsmith per la giusta ispirazione.
Alla prima proiezione, ha generato reazioni forti e il che mi ha rilassato molto. È abbastanza importante non essere amato da tutti, perché se no hai fallito. Non sono sicuro che lo odiassero abbastanza, però. Se diventerà troppo popolare, avrò un problema. Ma l'accoglienza mi è sembrata giusta, credo. In ogni caso, è stato un piacere scrivere questo film. Non so molto dei serial killer, ma conosco un po' di psicopatici. E non ho mai ucciso nessuno... Se lo farò, sarà probabilmente un giornalista".
Il cast
A dirigere La casa di Jack è Lars von Trier, regista, sceneggiatore e produttore danese. Nato a Copenaghen nel 1956, si è laureato alla Danish Film School, dove come tesi ha presentato Image of Relief, un film di una sessantina di minuti su un ufficiale tedesco in visita alla sua amante danese il giorno dopo che… Vedi tutto
Trailer
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Commenti (25) vedi tutti
ORRIBILE, non fatelo guardare a bambini o ragazzi, infatti giustamente vietato.
commento di ArmaLetale75Esercizio stilistico riuscito solo a metà
leggi la recensione completa di siro17Gran bel film
leggi la recensione completa di gattomattoIo adoro Lars von Trier. Film non adatto alle fighe di legno, che mostra come la parte più recondita di noi domina il nostro super Io. Matt Dillon spietato, senza sentimento che uccide a sangue freddo 7.5. Peccato che i suoi film non li trasmettono mai
commento di PepsinaLento, noioso, insensato, insopportabile.. voto 0
commento di stokaiserUn poco Quentin, un po' Fellini,un po' Bergman.Inizio macchiettistico,sopra le righe,dopo si sviluppa la personalità del protagonista.Un vero psicopatico che macella le persone, anche di famiglia,ma aborrisce la caccia,per poi cambiare parere,come avviene per tutta la storia, ricercando un se stesso che già a dieci anni seviziava "Un paperino"....
commento di stany11Altamente angosciante..ormai sono troppo vecchio e troppo normale per questi film
commento di riorobFilm terribile! Un vero horror! Non per tutti, solo per stomaci forti. Il film lascia il segno in chi lo vede. Ben fatto, ottima regia. Disturbante! Voto: buono. Sicuramente vietato ai minori.
commento di Yusaku87Uno snuff movie allucinato. La ricerca del macabro per il gusto di farlo, o di shoccare
commento di Aiace68Progetto ambizioso di Von Trier che spicca per una tecnica eccellente ma manca alcuni degli obbiettivi - all'apparenza - prefissati. Notevole ma prolisso e dal ritmo a tratti troppo lento.
leggi la recensione completa di alfatocoferoloIl titolo italiano è ancora una volta improprio; quello originale è l’inizio di una filastrocca cumulativa, ovvero di una popolare ninna-nanna che sembra raccontare una fiaba ma che è invece costruita accumulando, per richiamo logico ma senza sviluppo narrativo, azioni correlate a quelle dei versi precedenti.
leggi la recensione completa di laulillaLezioso e un po' narciso. Qualche spunto interessante, ma mi sono anche un po' annoiato.
commento di albiclaTrier non si stanca di rappresentare gli aspetti più oscuri della vita e dell’animo umano: qui lo fa attraverso la rappresentazione di un uomo assolutamente malvagio, che ammazza e tortura per diletto. Film inquietante e disturbante, che trasmette una vera sensazione di malessere e che raggiunge - dunque - il suo obiettivo. Voto 7,5/10.
commento di alexio350...è, soprattutto, un (bel) film stanco.
leggi la recensione completa di mckVon Trier, con evidente intento provocatorio, scrive e dirige uno dei più insostenibili film sui serial killer. Ammantato da una antitetica vena ironica, The house that Jack building porta sullo schermo il peggior individuo (cinematograficamente parlando) mai visto. Finale allucinante, che allenta il livello di insopportabile cinismo. Singolare.
leggi la recensione completa di undyingUno psicopatico ingegnere combattuto tra desiderio di salvezza e conquista dell'assoluto trova un confessore. Smentirà la sua convinzione che " nel mondo nessuno è disposto ad aiutare un altro"?
leggi la recensione completa di KurtisonicThe House That Jack Built si configura certamente come un’opera affascinante, sia pur allo stesso tempo ripugnante ed a tratti esasperante. L'intento provocatorio ed egocentrico del regista fiacca, in parte, un film sotto altri aspetti intrigante , su cui pertanto è difficile dare un giudizio netto.
leggi la recensione completa di port crosche dire,ognuno vedra'alla sua maniera questo film,fatto di cinque quadri (omicidi) e poi tante teorie,inutili spiegazioni con tante verbosita' e neanche tanto scabroso (a parte una tetta evirata),per me una vera...autentica ...inprescindibile ....boiata pazzesca,fate un po' voi,per me una stella....o a essere generosi due.
commento di ezioUna riflessione sul cinema, ne scuote molti canoni sovvertendo le parti, il thriller si svuota della tensione che terrorizza lo spettatore e diventa gioco intellettuale
leggi la recensione completa di yumeLARS VON FEAR!
commento di Ottiperotti"IO LARS VON TRIER" Ancora una volta il regista danese mette il suo "Dogma-pensiero" al centro di tutto... Delirante e spiazzante,un opera "monstre" e mai banale...
leggi la recensione completa di GIMON 82Che tortura.. Cosa può creare il fallimento di una scelta universtaria solo Dio lo sa: frustrazioni enormi, senso di onnipotenza, disturbi ossessivi compulsivi, un maniaco, persino un serial Killer. Si perchè se Jack avesse fatto architettura invece di ingegneria tutto sarebbe cambiato, assecondando anzichè comprimendo, lo sviluppo della sua parte
leggi la recensione completa di gaiartstando alla sua parte finale, il film sembra voler essere molto più catartico per il suo creatore che lo spettatore. non così efferato e insostenibile come altri film sull'orrore umano (abbiamo la memoria corta, se no...), rimane comunque un'opera inconsueta dotata (anche) di fasi che superano l'épater le bourgeois, troppo tipico dell'ultimo Trier.
commento di giovenostaIl mio amico Lars è tornato e per (s)fortuna mia è ancor più peggiore del precedente, altrimenti non mi sarei ritrovato a scrivere queste parole vomitevoli, in grazia di chi mi ha definito tale.
leggi la recensione completa di Mike.WazowskiIn linea con "L'assassinio come una delle belle arti" (De Quincey), il dialogo infero tra Jack e Verge (Virgilio?) è il filo di Arianna per la comprensione di uno splendido film 'morale'.I critici ottusi sono pregati di 'prendere la strada 'for the next whisky bar'.
commento di Marcello del Campo