Regia di Stelvio Massi vedi scheda film
Non male. O quantomeno si è visto di peggio, nel corso della stagione del poliziottesco (poliziesco all'italiana con propensione al comico-popolare), peraltro ormai agli sgoccioli nel 1979 in cui esce questo Sbirro, etc. Già dal titolo si intuisce che non siamo davanti a un capolavoro, già dal titolo vengono introdotti tutti gli elementi necessari a costruire la trama, che verte sostanzialmente attorno allo scontro fra un poliziotto senza scrupoli (l'ennesimo commissario interpretato da Maurizio Merli, l'ennesimo commissario a cinque lettere: dopo Tanzi e Betti, siamo ora a Ferro) e un boss malavitoso che incontra sulla sua strada il suddetto rappresentante della legge (del più forte). I richiami nella trama sono quelli del genere: violenza sfrenata, metropoli assassina, giustizia personale come perfezionamento di quella - troppo limitata - imposta dalle leggi, buono spietato contro cattivo ancora più spietato. E il classico, inevitabile 'duello' finale in perfetto stile western. Oltre al citato Merli - spesso al fianco di Stelvio Massi - e al suo antagonista d'eccezione, Mario Merola, nel cast compaiono anche Massimo Dapporto, Francisco Rabal (Viridiana di Bunuel, L'eclisse di Antonioni) e Carmen Scarpitta, recentemente comparsa, fra gli altri film, nel Casanova di Fellini e in Al di là del bene e del male della Cavani. Massi è ormai uno specialista del genere, ma viene aiutato dalla discreta solidità - nei limiti del possibile, vista la chiassosità e dozzinalità logica del genere - dalla sceneggiatura di Vincenzo Mannino, Josè Sanchez, Marino Girolami. Musiche apprezzabili dell'altro Stelvio, Cipriani. 4/10.
Il commissario Ferro, indagando su una serie di omicidi di personaggi 'insospettabili', trova la pista della mafia. Per fare luce sul caso si fa aiutare da Don Alfonso, mafioso che incastrò anni addietro, ma che ora gli porta stima e rispetto. Entra in scena quindi un altro boss, tale Acampora, attorno al quale il cerchio si fa sempre più stretto.
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