Regia di Boris Sagal vedi scheda film
E' un film che secondo me ha elementi buoni e riusciti, e altri che lo sono meno. Mi è piaciuta l'ambientazione in una Los Angeles completamente deserta e abbandonata. La sensazione di solitudine del protagonista è ben rappresentata, e le sue peregrinazioni per negozi impolverati e strade prive di persone, anzi con cadaveri sparsi, sono suggestive. L'idea della guerra batteriologica che ha (quasi) sterminato l'umanità non è campata per aria, perché purtroppo la possibilità concreta che si verificasse c'era, e purtroppo c'è ancora. Meno indovinata, invece, ho trovato la caratterizzazione di quegli strani sopravvissuti che in realtà sono praticamente morti viventi. La loro immagine l'ho trovata un po' banale, e il loro capo mi sembra un cattivo dei cartoni animati giapponesi di una volta. Sarà forse una mia distrazione, ma mi è sembrato che la sceneggiatura non spieghi bene perché sono diventati così, e perché tutti gli altri sono morti nel vero senso della parola.
Questo film è forse un prodotto del pacifismo di fine anni '60. Mi è sembrato, però, che il grande raduno di Woodstock venga un po' deriso dal protagonsita, perché quei giovani sono stati incapaci di apportare alla situazione mondiale miglioramenti concreti. Tuttavia rimane ferma la condanna al militarismo e alla corsa agli armamenti, perché preparano guerre venture. Accanto a questo c'è il desiderio di "rifondare" l'umanità, ripartire da zero, tornare a quando l'uomo era felice nel paradiso terrestre; senza questa volta - come dice un personaggio - farsi ingannare dal serpente. In ogni caso è un film che ha più di qualche debito con il più riuscito "L'ultimo uomo sulla terra" (1964).
Charlton Heston non è più giovane ma dà prova di forma e prestanza fisica, oltre che di essere un discreto motociclista. Inoltre, maneggia con disinvoltura anche le armi, del cui uso libero è stato infatti promotore. E' un po' legnoso, ma la sua interpretazione è promossa.
Complessivamente, è un film che coinvolge e da vedere.
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