Regia di Boris Sagal vedi scheda film
Nel 1968 furono gli zombi di Romero, nel 1971 la "famiglia", i cui membri si vestono come monaci medievali ed usano soltanto armi per così dire naturali (il fuoco, le lance, i pugnali, niente armi da fuoco) per distruggere ogni traccia della cosiddetta civiltà che ha ridotto la Terra a un cumulo di macerie. Lo stesso protagonista, che all'inizio sembra divertirsi a scorrazzare in una città deserta dove può servirsi gratuitamente nei negozi di automobili e nei magazzini di abbigliamento, rischia la follia: parla da solo, sente un inesistente squillo del telefono, gioca a scacchi con un busto di Giulio Cesare. L'argomento era davvero interessante (anche se schierato: ovviamente la guerra distruttiva era tra due colossi comunisti), con il finale che raggiunge un significato quasi cristologico, quando Neville offre il proprio sangue per la salvezza dell'umanità, peccato che il film sia stato realizzato con una sciatteria impressionante, tale da far sorgere, durante la visione, parecchi dubbi nello spettatore (ad esempio, perché Neville, alla vigilia dello scontro finale, indossa un berretto militare?), in un genere cinematografico in cui la tensione narrativa dovrebbe coinvolgere lo spettatore a tal punto da non lasciargli il tempo di ragionare troppo. Ma il dubbio principale che resta dopo la visione di questo "Occhi bianchi" è quale parentela passi tra il Charlton Heston che sceglie di interpretare personaggi e film così progressisti (si pensi anche al valoroso protagonista del "Pianeta delle scimmie") e il vecchio cialtrone (Chaltron Heston) che se la dà a gambe davanti a Michael Moore che gli chiede conto del suo impegno in favore delle armi da fuoco.
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