Regia di Woody Allen vedi scheda film
Blue (Golden, Red, Dark) Ginny.
• Rosy-Fingered SunSet: arancione, oro e indaco.
Ginny (Kate Winslet, la protagonista: l’automatica professionalità è sovrastata da un alone di bravura ulteriore...), che si prepara allo specchio spazzolandosi i capelli e provando a recitare - ch’è, del personaggio, tanto l’autentica passione quanto il maggior rimpianto per non essere riuscita a renderla il suo (vero) lavoro - quel che dirà a Mickey [Justin Timberlake ("Black Snake Moan", "the Social Network", "Inside Llewyn Davis"), il narratore] più tardi, durante il loro primo appuntamento (e secondo incontro: che già s’era innamorata di lui quando lo sentì dirle quel che aveva pensato di lei a prima vista, vedendola passeggiare sulla spiaggia come Clementine in “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, ovvero che «È molto bella, ma da qualche parte in lei c’è un tragico difetto fatale...»), che avverrà di lì a poco, quella stessa sera, e Vittorio Storaro, alla seconda collaborazione con Woody Allen dopo “Café Society”, cui seguianno quelle di “A Rainy Day in New York” e “Rifkin’s Festival”, che le fa tramontare il sole addosso (come avverrà con Elle Fanning, sempre a New York, due - o 70, dipende dai PdV- anni dopo), mentre Carolina (Juno Temple: "Kaboom", "Killer Joe", "MeadowLand"), viene «illuminata dalla luce della pioggia».
• Il BoardWalk di Coney Island.
“Wonder Wheel” è un film che dialoga con “Crimes and Misdemeanors”, “Match Point”, “Cassandra’s Dream” ed “Irrational Man” per la Questione Etica, con “Alice” e “Blue Jasmine” per quella psicologica soggettivo-personale, e, collateralmente, con “Broadway Danny Rose” e “Bullets over Broadway” per certe… facce da Soprano, ed è a tal proposito sempre un autentico piacere vedere in azione - cioè: s’un set - Steve Schirripa e Tony Sirico (quest’ultimo già...
...molte volte in un cast alleniano, ed entrambi come “extra” in “Casinò”, occasione in cui il primo esordì), ed è anche, di tutto il cinema di Woody Allen post-2000, con “the Curse of the Jade Scorpion”, “HollyWood Ending”, “MidNight in Paris” e “Café Society”, e forse più di tutti loro, quello che più è sorretto dall’ambiente antropico entro il quale narra la propria storia, e in ciò vede compiersi all’opera l’eccezionale gran lavoro di Santo Loquasto (che i suddetti li ha allestiti tutti dal PdV dello scenario, tranne quello parigino), con lui - non ininterrottamente - da una vita: abitato da magnifici en plein air ch’entrano ed escono dal parco divertimenti Deno’s, dirigendosi da una parte lungo la passerella, verso...
...la spiaggia e sul molo (con una giusta dose di effetti speciali...
...molto ben inseriti ed utilizzati), e dall’altra (il montaggio, come sempre, da più di vent’anni, è di Alisa Lepselter) raggiungendo le avenue e le street di Brooklyn, al contempo però, parallelamente e per l’appunto, è l’impianto teatrale, che paradossalmente quasi mai nelle opere del regista è stato così prepotentemente, scopertamente, percepibilmente e felicemente (im)portante, dispiegandosi nella sua essenza (non mi stupirei che la sceneggiatura possa essere nata da una mini-pièce tenuta in un cassetto da Allen per un po’), ad essere preponderante, mettendosi a dialogare con il lavoro dello scenografo che accompagna gli attori attraverso le quattro pareti in legno dell’appartamento posto sopra ad una delle attrazioni, il tiro a segno, e dove in precedenza erano alloggiati i fenomeni da baraccone, e che ospita i movimenti della macchina da presa (compreso un bellissimo momento costruito con zoom + carrellata a, prima, inseguire Kate Winslet, mentre retrocede in preda a un momento da emicrania scatenatole dal Caso e dalle Scelte, e dopo a retrocedere di fronte all’avanzata di ritorno della stessa).
• La vita secondo Jim (According to Jim).
Ginny regala a Mickey un rologio a cipolla, da taschino, di quelli con lo sportellino apribile a scatto e la cordicella, e la cosa che li divide è proprio il tempo: lui ha ancora tutta la vita davanti, e da farsi, mentre lei, semplicemente, no: la sua vita, bella o brutta, esista già, ha già preso un andamento, una piega, una forma, una direzione: lei e Humpty [e qui occorre una menzione speciale per Jim Belushi («Twin Peaks 3 - the Return»), in una versione (s)compagna(ta) di John Goodman, mentre - per chiudere col cast - David Krumholtz («the Plot Against America») compare in una breve scena, quasi un cameo per intenditori] si sono salvati a vicenda, più di un lustro prima, quando, da una parte, il marito della donna l’abbandonò, col figlio in fasce, vendicandosi, ancora moralmente sanguinante, di un gesto impulsivo e forse non così importante, anche se il senno di poi non ne sembra convinto, e, dall’altra, la moglie dell’uomo dovette cedere innanzi alla malattia. Il tempo, si diceva: per contro, Humpty, “per fermarlo”, ha regalato a Ginny, per tre dollari dati a un ricettatore, un registratore vocale: Ginny vuole che il tempo passi, e che scorrendo cambi le cose, a Humpty, le cose, bene già stanno così. L’irreparabile avviene, il meccanismo s’ingrippa, ma non s’inceppa. Che lo voglia o no, saranno due lancette destinate a girare insieme: magari una a una velocità maggiore, in cerca di qualcosa, e l’altra, con un’andatura più parca, forse soddisfatta. Per ventiquattro volte al giorno, se stai lì a contarle, per un lungo momento, potranno anche andare d’accordo. Certo è che indietro non si torna: e questo lo «sa» perfettamente Carolina. Nel frattempo, forse, l’orologio, chissà, è ancora lì, in spiaggia: poco probabile, ma se così fosse, avrebbe ancora, in quel caso, tutta la sabbia del mondo per farlo scorrere, enumerandolo, il tempo.
• Lady Macbeth nel Distretto Broccolino, ovvero: A che Punto è la Notte.
Curiosità: la battuta originale «I must look like the wreck of the Hesperus» (wreck: naufragio, relitto), ch’è una frase colloquiale atta ad indicare un aspetto arruffato e trasandato che probabilmente ebbe un “picco” d’utilizzo tra il secondo dopoguerra e i primissimi anni ‘50 - fa fede in questo senso il poster di "Winchester '73", proprio allora in cartellone (periodo che, a latere e per inciso, corrisponde anche all'ultimo capitolo della vita di Eugene O'Neill, il "fil rouge" di quest'opera alleniana) -, vale a dire l'epoca in cui è ambientato “Wonder Wheel”, a causa di un film del 1948 di John Hoffman (mentre una precedente trasposizione, sempre tratta dall’omonimo poema combinante fatti e finzioni di Henry Wadsworth Longfellow del 1842, fu girata da Elmer Clifton nel 1927), è stata tradotta più comprensibilmente per il pubblico italiano con «Devo sembrare una strega del Macbeth», scatenando un’associazione d’idee: Lady Macbeth di sé stessa, Golden Ginny, in un suo momento “Blue”...
• Un piccolo falò, la vita.
Parlando di “A Rainy Day in New York” Paul Schrader ha scritto qualcosa del tipo: «Woody Allen è come quei pittori che per tutta la vita disegnano lo stesso paesaggio [e ritorniamo alle ninfee di Monet in “MidNight in Paris”; NdA], per scoprire più cose. Solo che lui ne scopre di meno.» Punto di vista legittimo, anche se, parafrasando ciò che Thomas Mitchell disse una volta a John Ford per zittirlo («Va bene, signor Ford. Ha ragione. Ma si ricordi che ho visto “Maria di Scozia”»; citato da Lindsay Anderson), si potrebbe ribattere: «Ha ragione, signor Schrader. Ma si ricordi che ho visto “Dog Eat Dog”.»
Roberto Curti - «Sisifo e la Colonscopia» (recensione su “Rifkin’s Festival”) - Blow Up (n° 277, giugno 2021)
Gli dèi offuschino il pensiero all’uomo che per primo ha scoperto come distinguere le ore! Obnubilino anche colui che in codesto luogo ha posto una meridiana, per sezionare e fare a piccoli pezzi i miei giorni in modo così miserevole.
Plauto (?) - «La Ragazza/Donna Violata Due Volte» (Bis Compressa)
Coney Island washboard she would play / You could hear her on the boardwalk every day
Soapsuds all around / Bubbles on the ground
Rub a dub a dub in her little tub all those tunes she found / Thimbles on her fingers made a noise...
The (Four) Mills Brothers - "Coney Island WashBoard" - 1932
Blue (Golden, Red, Dark) Jinny.
* * * * ¼ (½)
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