Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Un film che non riesce del tutto a staccarsi dai molti stereotipi sul contrasto tra due Italie che, con l'industrializzazione del nord a cavallo tra anni '60 e '70, portò ad una migrazione di massa dalle regioni meridionali con non pochi problemi di integrazione tra due mondi ancora troppo distanti tra di loro
Un "Romanzo popolare" in tono minore questo film di Comencini del '74, un pò troppo sentimentale (soprattutto nel finale) e con qualche eccesso di macchiettismo nel descrivere le distanze tra i tanti meridionali, arrivati al nord nel boom dell'industrializzazione, e gli operai del posto. Non che il tentativo del regista non sia sincero, ma sembra fin troppo schematico nel tratteggiare un "vorrei ma non posso" della bella ragazza siciliana che si innamora, ricambiata, di un giovane collega milanese (impersonato da Giuliano Gemma) e, pur dimostrandosi legata alle tradizioni, le concilia con una certa libertà di comportamento che sembra spesso contraddittoria. Resta invece valido il ritratto di una Milano grigia e nebbiosa, di quelle periferie urbane dove le vecchie case di ringhiera venivano affittate ai meridionali nè più nè meno di come oggi si affittano agli ultimi arrivati, e di un mondo operaio in via di trasformazione tra lotte sindacali e primi accenni di quella violenza che sarà protagonista del lustro successivo. La Sandrelli, che nello stesso anno sarà una delle protagoniste di "C'eravamo tanto amati", è più sensuale che mai pur nella sua morigerata semplicità.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta