Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
In una plumbea provincia lombarda avvolta dalla nebbia si consuma l'amore proletario tra un anarchico settentrionale (Gemma) ed un'operaia del meridione (Sandrelli).
"Implacabile esattore del sentimento, Comencini si presenta verso il finale a riscuotere la sua parte di lacrime" (Kezich): saranno le invivibili condizioni della fabbrica a sancire la fine dell'amore, fino allo sparo conclusivo contro il padrone. In un film più d'ambientazione che di narrazione, Comencini vira tutto il proprio sforzo registico sull'analisi dei rapporti tra un nord proto-leghista ed un sud arretrato e superstizioso (tema affrontato in altra prospettiva nello stesso anno in Romanzo popolare di Monicelli), affidando ad un imbalsamato Gemma e ad una poco credibile Sandrelli un ruolo che non è alla loro altezza. La sterzata finale dal grigio delle terre padane al giallo del racconto non giova alla trama.
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