Regia di Alberto Sironi vedi scheda film
Montalbano indaga su un omicidio bestiale; intanto conosce un giudice in pensione che sta svolgendo un paradossale maxiprocesso contro se stesso nelle aule della sua mente. Voto 5 e mezzo- 6.
Neppure il dottor Pasquano ha più voglia di "babbiare" come suo solito col commissario dopo aver visto quello che hanno fatto gli assassini a una giovane donna, aggredendola come belve affamate di carne; Montalbano è deciso a correre ogni rischio per arrivare alla soluzione del caso. I pericoli sono ovunque, e non ci si può rilassare nemmeno andando all'osteria indicata dal rustico cartello "da Filippo che si mancia bene", misconosciuto tempietto della più genuina gastronomia (ma non dell'ortografia); per schivare la perversa prassi dell'insabbiamento occorre poi una capacità di previsione delle mosse dell'avversario degna di un bravo scacchista. La seconda vicenda dell'episodio ha un sapore (forse fin troppo) letterario : l'anima in pena che vaga per le bianche spiagge di Marinella si è costruita una kafkiana prigione mentale fatta di verbali e faldoni, e come in Pirandello l'incapacità di accettare la propria imperfezione assume la forma della follia; ma forse la follia non è altro che una forma estrema, sino all'insensatezza, di coerenza, simile a quella con cui esce di scena ne "I miserabili" lo Javert di Hugo: una drammatica coerenza che lo porta a giudicare se stesso con la stessa spietata severità con cui in passato ha giudicato gli altri.
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