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Wish Upon

Regia di John R. Leonetti vedi scheda film

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La recensione su Wish Upon

di alan smithee
4 stelle

 AFA ESTIVA & BRIVIDI HORROR

"I sogni son desideri"... cantava sconsolata la Cenerentola disneyana.

Ai giorni nostri invece, un'occasione di vedersi avverato i più arditi desideri, capita fortuitamente alla bella sfortunata di turno che si chiama Clare.  Ella ha 17 anni, è orfana di madre a seguito del suicidio della donna, a cui ebbe la sventura di assistere la nostra ancora bambina, 12 anni prima.

Ora Clare, carina ma un po' goffa e con un atteggiamento che la avvicina ai compagni nerd, vive un po' in disparte dalle gioventù che contano presso il suo liceo, e si trova spesso in imbarazzo quando il padre, ex suonatore di sax ora in disgrazia e costretto a fare il rigattiere, gli si presenta innanzi alla scuola col suo furgone scassato e la sua immondizia invendibile.

Ma il giorno in cui il genitore le regala una misteriosa scatola circolare di metallo tutta intarsiata di scritte cinesi apparentemente indecifrabili, scovata tra i cassonetti della spazzatura, ed accertato che si tratta di un antico marchingegno dell'antica Cina costruito per far avverare ben sette desideri, la ragazza si sente gioco-forza indotta a mettere alla prova il diabolico oggetto.

E i sogni si avverano, rendendo Clare ed il padre una famiglia ricca, celebre ed amata, sempre al centro dell'attenzione altrui.

Ma la ragazza non tiene conto, essendone ignara, che la scatola esige specifici sacrifici rituali e di sangue come contropartita per aver esaudito alle sette richieste: gli effetti macabri e mortiferi attorno a tutti coloro che hanno vessato Clare, e poi anche ai danni di persone innocenti a lei vicine, non sono difficili da prevedere e rispettano alla lettera il più collaudato immaginario macabro del mondo horror.

Sotto la direzione di un esperto regista di genere come John R. Leonetti (suo quell' Annabelle del 2014 oggetto di un prequel in uscita in questi giorni), Wish upon si sviluppa nel pieno pedissequo rispetto di ogni situazione l'accumulo propria degli horror movies, con morti violente che circondano la dapprima ignara, poi sempre più schiettamente consenziente protagonista.

Tutto diretto con diligenza, per carità, ma tutto, assolutamente tutto, telefonato, prevedibile, e già visto in una infinita serie di altre occasioni. Meglio allora quel The box, imperfetto ma a tratti inquietante film di Richard Kelly, che in parte ne ricalca precisamente le caratteristiche, costringendo gli sceneggiatori di questo ultimo film ad inventarsi la vaga pista di origine cinese, per non incorrere in plagi degni di causa legale.

Il cast vede coinvolti nomi un tempo altisonanti e quintessenza di sex appeal come Ryan Philippe (ancora fisicamente piuttosto in forma nel ruolo del giovane greve padre della protagonista, e Sherilyn Fenn, dea indiscussa di bellezza polposa ai tempi del primo Twin Peaks o del rovente Boxing Helena (ma pure nel quasi hard e molto ridicolo Congiunzione di 2 lune, di quel maniaco voyeurista d'uno Zalman King), ora signora agee' su cui il tempo ha lasciato segni impietosi e crudeli di passaggio. La dolce ma determinata protagonista-cenerentola è interpretata con candido incedere disarmante dalla giovane ma nota Joey King, miscuglio efficace di ragazza Lolita e sua opposta versione nerd.

Ma il film è solo un horror dozzinale che sfrutta momenti di tensione costruiti con routinaria abilità, per raccontarci una storia vista molte altre volte e spesso sotto forme tecniche e narrative decisamente migliori. 

 

 

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