Regia di John R. Leonetti vedi scheda film
Horror adolescenziale, malamente assemblato su temi contorti e inseriti ad accumulo nella sceneggiatura. La mediocre regia non aiuta a rendere più interessante questa fiera della banalità, destinata ad un pubblico minorenne.
Clare Shannon (Joey King) dopo il tragico suicidio della madre, vive con il papà Jonathan (Ryan Philippe). Questi sopravvive di espedienti, riciclando dai cassonetti vari oggetti. Proprio in questa maniera Jonathan entra in possesso di una "pentola dei desideri cinese", che regala alla figlia. Si tratta di un box tipo carrillon, con incisa la promessa di potere soddisfare sette desideri. Clare odia una sua compagna di scuola, Darcie (Josephine Langford), e fantastica sull'idea che questa possa "marcire". Cosa che accade, venendo la piccola colpita da un male rarissimo della pelle. Poco dopo muore il cane a cui Clare è molto affezionata. Mano a mano che la ragazza esprime desideri, spesso puerili ed inutili, qualcuno a cui è legata affettivamente muore. Con l'aiuto della zia dell'orientale compagno di classe Ryan, la ragazza riesce a decifrare la scritta (in cinese antico) impressa sul box. Scopre così una storia che risale al 1910, quella di Lu Mey, la prima a pagare le conseguenze per avere espresso i desideri.
Una sceneggiatura troppo espansiva, quindi dispersiva, opera di Barbara Marshall, trova l'ideale attuatore -per la mediocre regia- in John R. Leonetti (sua anche la direzione del primo Annabelle, brutto spin off dell'universo The conjuring). Un cast di adolescenti, guidati dalla poco graziosa (e molto antipatica) Joey King definisce il target di riferimento: quello di un pubblico liceale. Siamo, per capirci, dalle parti dell'horror femminile (e infantile) di Twilight e inguardabili derivati.
Con piccoli protagonisti talmente banali (e fortunatamente lontani dal verosimile) da provare un gusto innaturale (ma dolcemente assaporato) nel vederli perire. L'unico vero motivo di interesse, in questo Wish upon, è rappresentato dai decessi dei più maturi protagonisti (con Sherilyn Fenn, in testa) messi in atto come frutto di imprevedibili incidenti, spesso domestici. Per chi ha certa dimestichezza con l'horror del nuovo millennio non sarà difficile ritrovare qui, mal concentrato, un po' di Final destination, un pizzico di Whismaster, con aggiunta aromatica di The butterfly effect. Un cocktail davvero pericoloso, difficilissimo da ingerire -e da digerire- per com'è qui impostato. Colpo di coda in un finale -questo sì- riuscito. Ma il recupero è troppo tardivo, limitato a sporadici secondi, e non arriva a far sì che ci si possa dire soddisfatti per aver buttato via novanta minuti, durante la scipita visione.
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