Trama
Nel 2001 a Datong, povera città industriale cinese, la giovane ballerina Qiao si innamora di Bin, criminale locale. Durante uno scontro tra fazioni rivale, Qiao spara un colpo per proteggere l'amato ma viene arrestata e condannata a cinque anni di carcere. Al rilascio, cercherà Bin per provare a ricominciare tutto da capo.
Approfondimento
I FIGLI DEL FIUME GIALLO: L'AMORE, CONTRO TUTTO
Diretto e sceneggiato da Jia Zhang-ke, I figli del fiume Giallo racconta la storia della giovane Qiao che nel 2001 è innamorata di Bin, un piccolo boss del sottobosco criminale di Datong. Durante un attacco da parte di una banda rivale ai danni di Bin, Qiao per difesa spara diversi colpi di pistola e per tale ragione viene condannata a cinque anni di carcere. Una volta tornata in libertà, va in cerca di Bin e cerca di riallacciare i rapporti con lui. Bin però si rifiuta di seguirla. Dieci anno dopo, a Datong, Qiao è single e ha continuato la sua esistenza rimanendo fedele ai valori della malavita quando Bin ritorna per ricercarla, dal momento che è l'unica persona che abbia mai amato.
Con la direzione della fotografia di Eric Gautier, le scenografie di Elisha Karmitz e le musiche di Giong Lim, I figli del fiume Giallo viene così raccontato dal regista in occasione della partecipazione del film in concorso al Festival di Cannes 2018: "Durante il montaggio dei miei precedenti film Unknown Pleasures - Piaceri sconosciuti e Still Life, di cui l'attrice Zhao Tao è protagonista, ho deciso di semplificare la trama tagliandone le scene d'amore. Quando ho visto per caso le scene tagliate, i due personaggi da lei interpretati si sono fissati nella mia mente. Ho immaginato allora una donna che è nata e cresciuta nella mia terra natale, in una regione di miniere di carbone nella Cina nord-occidentale. Il suo nome era Qiaoqiao (Qiao, in breve) e si innamorava di un ragazzo che non era proprio un santo. La storia cominciava con il loro amore e i loro tormenti. Nel 2006, l'uomo partiva per la zona delle Tre Gole. Lei lo seguiva ma la loro relazione si interrompeva. Non mi è rimasto allora che immaginare tutto quello che sarebbe successo dopo".
"Il personaggio che Zhao Tao interpreta in Unknown Pleasures - Piaceri sconosciuti" prosegue il regista "è una donna pura e semplice, che ama di un amore incondizionato. Il personaggio che gioca in Still Life è invece complesso, triste e nasconde sentimenti profondi. Con il tempo, cambia e la sua evoluzione viene registrata dal film. Le scene cancellate mi hanno spinto a immaginare cosa sarebbe divenuta questa donna oggi e come sarebbe cambiato l'uomo che aveva amato.
Ho preso in prestito il titolo cinese del mio film da Jianghu Ernü, l'ultimo progetto di Fei Mu, un maestro del cinema cinese degli anni Trenta e Quaranta meglio conosciuto per Primavera in una piccola città. La storia scritta da Fei Mu, poi realizzata da Zhu Shilin, in inglese è stata titolata The Show Must Go On perché ha luogo in un circo itinerante. I figli del fiume Giallo non ha nulla in comune con quel film se non il titolo originale, che mi piace molto. La parola "ernü" significa "uomini e donne che osano amare e odiare". "Jianghu", non facilmente traducibile in altre lingue, evoca invece un mondo di drammi, emozioni e, naturalmente, pericoli reali. Il titolo dunque rivela un mondo di individui che osano sfidare l'ordine dominante, che vive secondo principi morali di bontà e di ostilità, d'amore e d'odio.
Il titolo cinese, dunque, dice quasi tutto. La coppia protagonista vive ai margini della società e sopravvive opponendosi all'ordine sociale condiviso. Non cerco di difenderli ma provo semmai a capirli e a capire le loro disgrazie. In un certo senso, mi hanno ricordato i miei primi anni da regista quando era rischioso realizzare film che esprimessero chiaramente le proprie idee e i propri sentimenti sulla società. Ho scritto la sceneggiatura come se fosse un viaggio attraverso le mie emozioni, la mia gioventù perduta e i miei sogni sul futuro. Vivi, ama e sii libero...
I figli del fiume Giallo inizia nella Cina di inizio XXI secolo e si chiude nel 2018. Ho sempre amato le storie che si dipanano per un lungo periodo di tempo... un periodo di tempo che contiene i segreti di una vita, le storie e le esperienze di ognuno.
Bin fa parte dello jianghu. Lo janghu appartiene a coloro che non vivono da nessuna parte. Nella prima parte del film, lo jianghu è il teatro di lotta tra diversi gruppi della malavita nella provincia dello Shanxi ma è anche il posto dei conflitti tra la vecchia e la nuova generazione. Ma è anche una storia western, che si svolge in paesaggi desolati segnati dal freddo delle miniere abbandonate. La seconda parte si svolge invece nella regione delle Tre Gole, sulle rive del fiume Yangtze, dove la costruzione di una diga minaccia di far scomparire un'intera città. Qiao, prima ingannata, inganna a sua volta gli altri usando le tecniche di sopravvivenza che ha imparato in carcere per negoziare il suo posto ai margini della società. L'ultima parte della storia, infine, ci porta nuovamente a Shanxi, dove Bin si mette arriva perché gli manca lo jianghu, lo janghu che farà riemergere il suo dramma interiore, e dove Qiao ha scelto di stabilirsi, cercando di portare avanti le sue attività.
C'è però un posto che Qiao non riesce mai a raggiungere: Xinjiang, nella Cina nordoccidentale. Forse tutti noi abbiamo una Xinjiang dentro di noi, uno di quei posti in cui non andremo mai non per la distanza ma per la difficoltà a cominciare una nuova vita. È difficile rompere i legami di affetto, dimenticare i nostri amori, mettere da parte i ricordi o le abitudini che ci inchiodano in un posto: tutti questi fattori agiscono come la forza di gravità che ci tiene a terra e ci impedisce di volare per aria, come una gravità emotiva che ci lega alle relazioni sociali e ci impedisce di andare via. la nostra dignità di esseri umani si manifesta nel risultato di questa lotta per la fuga.
Ho 48 anni. 48 anni di vita fatta di esperienze che voglio usare per raccontare una storia d'amore nella Cina contemporanea, una nazione che ha vissuto una trasformazione lunga e incredibile. Mi sento come se avessi sperimentato una trasformazione simile e continuassi a viverla".
Il cast
A dirigere I figli del fiume Giallo è Jia Zhang-ke, regista e sceneggiatore cinese. Nato a Fenyang, nella regione dello Shanxi, nel 1970, si è laureato all'Università del Cinema di Pechino prima di esordire come regista nel 1997 con Xiao Wu, titolo premiato al festival di Berlino. Con i suoi film ha partecipato… Vedi tutto
Trailer
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Commenti (11) vedi tutti
Film bellissimo. Jia Zhangke è attualmente uno dei migliori registi cinesi in circolazione. Un autore di cui ci si può fidare.
commento di monsieur opalFilm abbastanza pesante da seguire attentamente.voto.4.
commento di chribio1È un film che attraversa i generi, ripercorrendo più di quindici anni di storia cinese e offrendo alla nostra visione un’opera molto ricca di sfaccettature e fitta di corrispondenze interne
leggi la recensione completa di laulillaJia Zhangke, affidandosi all'indiscutibile magnetismo di Zhao Tao, elargisce un'epopea violenta sulla modernizzazione tentacolare della Cina, senza comunque trovare un equilibrio stabile tra gangster-movie e melodramma, a causa dei tempi d'esecuzione abbastanza ampollosi tra i registri.
commento di Stefano LFilm ricco di spunti interessnati e di motivi validi per essere visto.
leggi la recensione completa di tobanisL'ultimo film di Jia Zhangke è l'ennesimo viaggio attraverso un continente travolto dagli sconvolgimenti ambientali e sociali dell'economia di mercato, ma soprattutto la rappresentazione di un potere centralizzato i cui effetti sono riscalati con rigore naturalistico al retroterra culturale di una provincia condannata alla mera sussistenza.
leggi la recensione completa di maurizio73Interessante, ma troppo lento, voto 5
commento di stokaiserUna storia d'amore (senza amore fisico...)assai tormentata negli anni,ma alla fine e' lo sfondo cinese quello che mi ha affascinato di piu'.Da vedere.
commento di ezioLa Cina vista da un grande regista
leggi la recensione completa di siro17parte come un B movie coreano, poi c'è una scena madre da A movie coreano ... ma è un film cinese sulla cina più profonda, dove il contesto segna le vite dei protagonisti, ancora più delle loro scelte personali (film da 7, ma 10 alla fotografia dei luoghi, enormi e opprimenti, in trasformazione verso una modernità squallida quanto il presente)
commento di carloz5l'inquietante Cina contemporanea questa volta viene vista attraverso gli occhi di Qiao, donna forte, leale, innamorata, intelligente e dotata di un forte senso di adattabilità. non tutte le scene chiave sono convincentissime, si pensi al combattimento per strada che sembra essere preso da un altro tipo di film, ma con Jia è sempre un bel vedere.
commento di giovenosta