Regia di Jia Zhang-ke vedi scheda film
71 CANNES FESTIVAL 2018 - CONCORSO
Persone che si attraggono nel tempo, coppie che impiegano decenni per definire e suggellare il rapporto controverso che li lega l'un l'altro anche nella separazione, forzata o cosciente che sia.
Ad inizio nuovo millennio, una graziosa ballerina di dancing di nome Qiao, si innamora di un piccolo boss di un quartiere operaio/industriale della vasta regione cinese nord occidentale, nei pressi della città mineraria di Datong. Il granitico Bin, rude in apparenza, ma con un cuore pulsante in grado di sentirlo in più occasioni.
Lui le affida, a suggello della fiducia che ripone nella donna, una sua pistola, incaricando la fidata compagna di custodirgliela mentre i due si incamminano tra i boschi di un'altra che si apre su una vista incantevole prospiciente ad una maestosa montagna vulcanica. La cenere del poetico, evocativo e meraviglioso titolo del film, è legata alle storie popolari inerenti quella poderosa cima magmatica che sovrasta il suggestivo panorama circostante.
Ma un giorno che il capo torna in città e viene aggredito selvaggiamente da una banda di teppisti, dopo già esser stato in passato vittima di un sanguinoso agguato ed aver perdonato i due giovani assalitori, sarà la tenace Qiao a salvarlo, sparando per aria due colpi, ma esplicitando dinanzi alla legge inflessibile, la condanna a suo carico per porto abusivo di armi, andando incontro a ben cinque anni di prigione.
All'uscita, la donna cercherà il suo uomo che, forse per i sensi di colpa, forse perché reso invalido da quell'assalti, tuttavia la rifuggira' senza esplicitare spiegazioni.
Ben dieci anni dopo, quando cioè ne sono trascorsi oltre quindici dal primo incontro tra i due, la donna torna a Datong, sempre nubile, e riprende le ricerche del suo uomo; i due, ritrovarsi, capiranno non non aver altra possibilità di continuare assieme un percorso che li condurrà verso una vecchiaia tutta ad ostacoli, ma finalmente condivisa.
Jia Zhang-ke ci conduce ogni volta per mano lungo tracciati urbani e naturali ogni volta inediti e sempre in grado di lasciarci a bocca aperta: i suoi vulcani addormentati visti da lontano, belli, maestosi e anche inquietanti nonostante la calma idilliaca che li circonda, o le sponde del fiume che lambisce il centro abitato, che vengono lasciate deserte per oltre 150 metri di dislivello per permettere alle acque della diga di sovrastare e lambire i nuovi confini artificiali in cui l'acqua lascerà il posto al nuovo arredo urbano innalzato come da progetto, sono cornici mozzafiato ma vere, contrastanti ma ugualmente visibamente sconcertanti, e in cui si incastona una storia d'amore che sfida le incognite temporali e la effimera durata di due vite che si cercano, pur respingendosi.
Il nuovo film del grande cineasta, che vede come sempre al centro della vicenda l'attrice musa e compagna Zhao Tao, ha diverse analogie (soprattutto quelle inerenti le feste danzanti e musiche utilizzate per celebrarle), nonché sviluppi temporali dilatati nel tempo, che ricordano il precedente e ancor più articolato "Al di là delle montagne", del quale sostanzialmente eguaglia il risultato artistico, nettamente positivo.
Non siamo ai livelli, ancora ineguagliati da allora, de "Il tocco del peccato", ma ancora una volta Jia Zhang-ke conferma di essere uno dei talenti più ispirati ed importanti sulla scena del recente cinema cinese d'autore.
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