Regia di Masaaki Yuasa, Kôji Morimoto vedi scheda film
Mind Game è un film d'animazione giapponese del 2004, scritto e diretto da Masaaki Yuasa. Il film è prodotto da Studio 4°C.
Sinossi: Lo scapestrato e tentennante Nishi, mangaka alle prime armi, un giorno incontra la sua ex compagna di scuola Myon in passato eterni fidanzatini. Per Nishi l'essersi imbattuto in Myon si rivelerà determinante e allo stesso tempo sconvogente...
Il 2004 è un anno parecchio intrigante per l'animazione giapponese poichè da un lato segna il grande ritorno di alcuni mostri sacri del settore, da Miyazaki (Il Castello Errante di Howl) ad Otomo (SteamBoy) fino ad Oshii (Ghost in the Shell- L'attacco dei Cyborg); dall'altra parte però troviamo anche la volontà di alcuni registi di proporre un'animazione anticonvenzionale e libera da ogni schema ed è così che l'allora trentanovenne Massaki Yuasa scelse di realizzare un film mattoide e spregiudicato come Mind Game arrivando a soprendere addirittura un genio visionario del calibro di Satoshi Kon che lodò pubblicamente l'opera.
In aggiunta perfino lo Studio Madhouse, estraneo alla produzione, decise volontariamente di promuovere la pellicola (in seguito, e non è un caso, Yuasa divenne un regista di punta della stessa Madhouse).
Mind Game, bisogna dirlo, è un film difficile da analizzare; ogni singola sequenza meriterebbe un approfondimento visto la determinazione del regista nel presentare un film fuori da ogni schema dove la narrazione è assolutamente non lienare, piena di flashback mistificatori e sequenze altamente surreali e psichedeliche il tutto seguito da una serie di stili grafici inusuali e disparati (marchio di fabbirca del regista). Comunque proviamo ad evidenziare i punti cardine del capolavorone sconvolgente di Yuasa.
Yuasa parte subito in quarta, sbattendoci in faccia prepotentemente gran parte del sua poetica travolgente; Mind Game inizia in medias res con due brutti ceffi impegnati ad inseguire una giovane ragazza durante una notte piovosa e cupa.
Sono trascorsi pochi secondi e saltano subito all'occhio dello spettatore due aspetti particolari; il primo ovviamente è dato dal disegno anomalo dove personaggi e sfondi sono rappresentati con schizzi di matita volutamente raffazzonati e grezzi inoltre notiamo una certa attenzione verso un linguaggio cinematografico ricercato e complesso ed infatti improvvisamente sullo schermo scorrono alla velocità della luce (montaggio serratissimo) una serie di immagini corrispondenti a vari segmenti di vita passata della protagonista in un caleidoscopio di sentimenti ed emozioni.
Terminato il loop ci viene mostrato l'incontro fortuito tra Nishi e Myon ed almeno inizialmente il regista rievoca un certo cinema vicino al Sabu di inizio carriera (ad esempio Postman Blues, Drive).
Rimanendo sull'aspetto visivo, impossibile non ritornare sull'accumulazione di stili precedentemente accennato; in alcune situazioni volti di persone reali vengono sovrapposti a quelli disegnati a matita creando un senso di straniamento in apparenza senza senso ma in realtà azzeccatissimo oltre che altamente sperimentale ed il regista con questa scelta anticipa lo smarrimento provato dai soggetti, in partciolare modo da Nishi.
Yuasa ama lavorare sulle immagini ed infatti ricorrerà a stlli ancora diversi, dall'utilizzo della CGI fino ad omaggiare una certa animazione classica di scuola Tezuka.
Questo incessante lavora di sperimetazione si sposa perfettamente con situazioni assurde e sbalorditive.
A seguito dell'incontro tra i due protagonisti, assisteremo ad una lunga sequenza pulp ambientata in una taverna e arricchita da un inserto trascendente di impianto videoludico e psichedelico dominato da un entità divina multiforme dotata di pragmatismo e umorismo e questa è solo la prima di tante scene uniche difficilmente trovabili altrove.
Altri fragenti impossibili da non citare sono:
1)L' inseguimento automobilistico folle e spericolato tra i protagonisti ed un clan Yakuza; arrivati al culmine della corsa Nishi ripensando un film action visto al cinema prova ad imitarlo con esiti disastrosi finendo, in un modo surreale, nello stomaco di una balena. Scena visionaria e non sarà di certo l'unica.
2) Verso la fine del film il regista inserisce una scena di sesso extra sensoriale; i corpi dei soggetti inaspettatamente si evolvono prima in modo antropomorfo poi assurgono ad esseri liquidi che si contorcono con movimenti zigzaganti in un'atmosfera psichedelica e sognante.
Mind Game è dunque un'opera folle, un vero e proprio trip allucinogeno, tuttavia sotto questo substrato visionario Yuasa ci parla di vita, morte, voglia di rivalsa e di amore. Pensiamo a Nishi, un fallito emarginato dalla società che proverà in tutti i modi a rimettersi in gioco: «anche se sono un perdente voglio essere parte di tutto questo [società]» così esclama il giovane.
Termino con alcune dichiarazioni del regista rilasciate al Japan Times:
Anzichè rappresentare la storia in modo convenzionale, ho scelto un'estetica selvaggia e disomogenea. Non penso che i fan dell'animazione giapponese vogliono necessariamente qualcosa di raffinato. Puoi sperimentare con vari stili e penso che li apprezzeranno comunque.
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