Regia di Rob Marshall vedi scheda film
Che Rob Marshall sia un cane incapace di costruire una benchè minima immagine interessante oramai è assodato al suo terzo film che vedo. Se Memorie di una Geisha (2005) e Pirati dei Caraibi - Oltre i Confini del Mare (2011), non mi sono bastati, ecco che il Ritono di Mary Poppins (2018), mette la pietra tombale definitiva su questo regista.
La Disney purtroppo in questi anni ha acquisito sempre più potere economico, arrivando ora a monopolizzare tutto l'immaginario dell'intrattenimento cinematografico con risultati sempre più pessimi. D'accordo che con il nuovo millennio oramai sono ritornati tutti; quindi lo studio avrà pensato di riesumare Mary Poppins di Stevenson (1964) e di fare un sequel/remake del film originale a distanza di oltre 50 anni, chiaramente l'operazione non ha alcuna finalità se non tirarci fuori puà soldi possibili grazie ad un personaggio oramai impresso indelebilmente nella cultura pop.
Inutile girarci troppo intorno il film è uno schifo; ma ovviamente chi è parte del popolino lo apprezzerà senz'altro, per via del fattore nostalgia che sembra essere una nuova piaga che attanaglia gli spettatori degli anni 2000, i quali considerando il presente un qualcosa di magro ed insoddisfacente, non fanno altro che rivolgersi verso un immaginario passato che ai loro occhi sembra un Eden.
La trama è poca roba; siamo nel 1935 in piena Grande Depressione, e Michael Banks (Ben Whishaw) oramai è adulto e padre di tre figli a cui di recente è morta la madre, purtroppo l'uomo non attraversa un periodo felice neanche a livello finanziario visto che sta per perdere la casa per via del fatto che non riesce a trovare il certificato azionario che potrebbe impedite il pignoramento della casa da parte della banca, in cui ha un modesto impiego lavorativo.
La casa è ingestibile e i tre bambini Annabel, John e George stanno crescendo troppo rapidamente preoccupati per la situazione, così a riparare il tutto sarà provvidenziale il ritorno di Mary Poppins, la quale riasusmerà il ruolo di tata e portare gioia ed armonia in famiglia.
Nessuna novità vero? Nonostante sia un sequel, alla fine è un remake di fatto che finisce per riproporre le medesime situazioni del capostipite, dal quale non riesce mai a staccarsi (nè vuole farlo secondo me).
Valutandolo come film d'intrattenimento musical i grandi difetti non risiedono solo nell'essere una mera copia-carbone del film del 1964, ma il grosso problema è una fantasia esteticamente spenta e le emozioni molto fredde (neanche la soddisfazione di un confronto adulto tra Mary Poppins e Michael Banks). Sarà forse che il digitale non regge il confronto con la pellicola technicolor o forse il regista Rob Marshall è un cane con la macchina da presa, sta di fatto che in un film che dovrebbe essere l'elogio della fantasia e dell'evasione dalla realtà della vita quotidiana (sia per i bambini del film, che sopratutto per noi spettatori), alla fine è tremendamente piatto e fuori moda.
Un eventuale sequel di Mary Poppins avrebbe necessitato di tutt'altra inventiva, sistema produttivo e scrittura, che qui si appiattisce su canoni triti e ritriti presentandoci delle canzoni poco memorabili ed interessanti nei testi (dite addio agli indimenticabili pezzi di Supercalifragilistichespiralidoso o Cancamin Cancamin).
Altra delusione è Mary Poppins interpretata da Emily Blunt, che esce nel confronto nettamente perdente con Julie Andrews; se nell'originale quest'ultima era un personaggio anarcoide grazie alla sua fantasia e stramberia, il personaggio della Blunt è poco più di una stronzetta borghese che con le sue faccette vorrebbe tanto imitare Julie Andrews, con il risultato di apparire solo mortalmente noiosa e piatta. Più che un personaggio centrale, questa Mary Poppins è un mero contorno di varie vicende che vedono come protagonisti i bambini, Michael e Jane Banks (quest'ultima diventata attivista sindacale), Jack un lampionario ottimista ed il cattivo macchietta stile Disney impersonato da Wilkins (Colin Firth), direttore della banca che inganna Michael fingendosi amico quando trama per portagli via la casa.
Un film elogio della fantasia, diventa una lunga e tediosa celebrazione della morte di essa all'insegna della restaurazione conservatrice più marcata, con dei camei che fanno tenerezza a cominciare da Topsy impersonata da un'imbarazzante Meryl Streep (protagonsita di una sequenza che è un chiaro rimando alla situazione dello zio Bert... si zero sforzi) che dopo questo film può fare spettacoli di cabaret con Cher visto il basso livello raggiunto (che si aggiudica anche uno dei primi posti tra i look più pacchiani ed imbarazzanti che io ricordi) ed infine il cameo di Dick Van Dyke, che se nell'originale impersonava due personaggi diversi come lo spazzacamino e direttore della banca, simbolo quindi della duplicità della scelta nella vita, nel sequel è il direttore della banca (quindi s'è venduto al sistema), in una sequenza melensa e intrisa di buonismo Disney (il problema è la singola persona e non il sistema la banche esistono per rendere felici i clienti... vabbè lasciamo stare), che è uno schiaffo in faccia alla situazione odierna dove tali istituzioni sono viste negativamente dal popolo, dimostrandosi così anche un film reazionario-fascista.
Direi che per questo film c'ho speso anche troppo tempo, che posso dire, è il peggior musical che abbia mai visto forse... o forse no perchè tale titolo credo che spetti a Mamma Mia! (2008), il quale l'ho dovuto vedere circa 6 volte per arrivare sino in fondo (si ogni volta sono ripartito da capo, perchè sono stupido). Nonostante ciò la critica è stata sin troppo generosa nel dispensare giudizi positiva su questo prodotto ammuffito fuori tempo massimo (la solita critica prezzolata Disney; ha senso la figura del critico nel nuovo millennio con l'avvento della rete, dove il popolo finalmente può esprimersi senza restrizioni ed ogni opinione è diventata paritaria?), fortunatament eil pubblico sembra aver accolto questo film molto più freddamente; costato 130 milioni, ne ha incassati circa 350 in tutto il mondo; non un flop certo, ma le aspettative erano ben altre, vista l'uscita natalizia ed il fatto che la pellicola originale del 1964 aggiornata con l'inflazione sicuramente ha incassato molto ma molto di più.
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