Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Favoloso affresco trentennale di Scola, che funziona sia preso nel suo insieme che nelle singole parti che lo compongono. Quartetto politico-sentimentale che a più riprese si separa per poi tornare a ricomporsi sotto forme diverse. Mi piace soprattutto la parte dedicata all'avvocato Gianni (Gassman) che si abbrutisce di cinismo e cattiveria, mentre la consorte, erede di una famiglia di palazzinari ciccioni (impagabili i Fabrizi: Aldo fa il capofamiglia, la sora Lella sua moglie e il figlio di Aldo, Amedeo, il suo primogenito tonto), si raffina fisicamente ed intellettualmente, fino a rivelarsi troppo sensibile rispetto all'ingordigia dei familiari, marito compreso.
C'eravamo tanto amati è uno di quei film in cui, per perizia degli artefici o per un caso fortunato, tutto funziona come per magia. Scola tenterà un paio di volte o tre, nel prosieguo della sua carriera, di replicare siffatta riuscita (con La famiglia, con il malandato Mario, Maria e Mario) ma con scarsissimi risultati.
Tutti sopra la media gli interpreti, con una menzione particolare per Stefano Satta Flores, il primo ad andarsene prematuramente.
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