Regia di Nadim Tabet vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017 - SELEZIONE UFFICIALE
Nella Beirut odierna, ove la guerra di tipo tradizionale ha lasciato posto alla minaccia ancora più devastante e subdola dell'incognita incontrollabile degli attentati terroristici, le vite di un gruppo di ventenni della medio/buona società si intrecciano nella vuota inconsistenza delle reciproche vite da "gioventù bruciacchiata".
E quindi la bella maledetta ex cantante (lodata dal collega capo tribù della band, ma a tutti gli effetti piuttosto mediocre o incolore nella voce) che si è appena disintossicata; la sua amica che deve assolutamente perdere la verginità e le chiede lumi; un'altra coppia che sta per incontrarsi con la scusa di una manifestazione a cui partecipare, mentre la roba si commercia per interposta persona e i ragazzi annoiati, ma di tendenza, si fanno immortalare con biancheria immacolata da spot e percorrono i loro voli esistenziali sulle traiettorie pindariche di una ruota panoramica o sugli sfondi di un luna park, che fa sempre fico.
Il regista insiste sui look dannatamente, anzi scelleratamente ricercati nella accurata trasandatezza dei nostri sfocati e strafatti giovani, che ripassano la loro drammatica e sanguinosa storia recente in modo mnemonico ed annoiato sui libri di testo come fosse una cosa che li riguarda da lontano.
Ed è proprio così perché in realtà tra di loro regna il vuoto, la noia, la voglia di tornare a bucarsi per farsi poi rimandare da mamma e papà a farsi disintossicare nuovamente.
Il problema di tutto ciò è che la noia devasta anche lo spettatore, sfinito da tutta una accozzaglia di luoghi comuni e situazioni da copione abusato e stracco che sfianca anche per i soli 80 minuti di durata di una pellicola che pecca smodatamente di presunzione; e si atteggia fastidiosamente a darci faziose lezioni di vita, e si riduce a descrivere vite piene di vuoto e apatia inconcepibili, specie in zone calde come il Libano.
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