Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Una donna trova lavoro in una clinica di lusso, dove viene immediatamente molestata sessualmente dal direttore. Dopo aver trovato la più totale omertà fra le colleghe, già molestate anch'esse, la donna si rivolge a un'avvocatessa esperta in cause simili, che trascina il mostro in tribunale.
Ed eccolo qua, il film a orologeria sulle molestie sessuali sul lavoro: bene così? Difficile entusiasmarsi per una pellicola di stampo apertamente televisivo, per quanto uscita in sala (ma con produzione Rai alle spalle), con tutto ciò che ne consegue, in primis la semplificazione estrema della storia e dei suoi risvolti psicologici, sociali e morali, tanto da correre evidentemente il rischio di banalizzare la pur grave questione di fondo. Marco Tullio Giordana è Marco Tullio Giordana: non ha bisogno di presentazioni, ma - quantomeno in questa occasione - la sua vena 'civile' sembra essersi parzialmente chiusa, ostruita da una smodata ricerca di accattivarsi il grande pubblico con toni blandi, argomenti semplici, situazioni lineari, riportando insomma la costruzione narrativa al suo abc: buoni, cattivi, amici, nemici, ingiustizia, giustizia e via dicendo. La sensazione di base è che si persegua un femminismo da spot governativo, tutto slogan e astrazione generica, ma ben poco concreto. Se lo spessore dei personaggi e dei dialoghi è praticamente ridotto all'osso, quantomeno la messa in scena funziona, nei limiti di un'estetica per l'appunto paratelevisiva, ma di livello alto per il genere; fra gli interpreti la non eccelsa Cristiana Capotondi, Bebo Storti, Valerio Binasco, Laura Marinoni, Adriana Asti, Michela Cescon e Anita Kravos. Di Cristiana Mainardi e del regista è la sceneggiatura. 4/10.
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