Regia di Lance Daly vedi scheda film
Nel 1847, il popolo d'Irlanda, già oppresso dalla dominazione britannica, è vittima di una grave carestia, che ha, tra le sue cause, la perdita dei raccolti di patate, a causa della peronospera. Molti irlandesi sono costretti all'emigrazione, in America; altri hanno combattuto sotto le insegne dell'occupante, il Regno Unito. E' questa la scelta che ha fatto il valoroso Feeney; il quale, tuttavia, diserta, per tornare dalla sua famiglia, che viveva in una contrada rurale. Al suo ritorno presso la terra natìa, non trova nulla di positivo. Vittime delle prepotenze dei latifondisti, la madre è morta di stenti, il fratello impiccato. Pertanto, Feeney sceglie di percorrere la strada della vendetta. Le autorità britanniche, temendo una propaganda avversa, scelgono di chiudere la partita in maniera "ufficiosa", incaricando il riottoso Hannah, un ex-commilitone di Feeney, di eliminarlo. Si scatena, dunque, una caccia all'uomo lungo le strade di una terra devastata dalla carestia e dalle sue consegueze, anche sociali. Il soldato Hannah ha modo di riflettere sulle ingiustizie ed i dolori patiti dal popolo irlandese, compresso tra la fame, la povertà, il dominio dello straniero e l'egoismo dei privilegiati. Il ritmo di questo film è lento; la fotografia predilige colori smorti, tonalità scure. Negli esterni, prevale un verde sbiadito, a testimonianza di una natura vivida, ma non amichevole verso gli isolani. Negli interni, prevale il buio. L'azione è funzionale alla trama ed è concentrata nell'ultima parte del film. Le recitazioni non mi hanno molto colpito. Ho scelto di dedicare tempo all'opera incuriosito dall'inconsueta ambientazione, la ricostruzione della quale è l'elemento che ho apprezzato di più. L'Irlanda di metà ottocento appare sospesa tra era moderna - è presente, tra l'altro, un treno - e medioevo, per dinamiche sociali, usi e costumi. Il suo popolo è costretto a piegare la testa di fronte ai soprusi, a tutela dei più deboli; ma sostiene con fierezza le proprie tradizioni. Molti irlandesi parlano, infatti, in gaelico, nonostante ciò sia malvisto dalle autorità britanniche. Al di là di questo aspetto, non ho trovato molto di originale. S'intrecciano due storie, una di rabbiosa vendetta, una di - certamente, più costruttiva - graduale presa di coscienza, fino ad una conclusione prevedibile, per entrambe. Da vedere, più per il valore "documentaristico", che per la vicenda in sè.
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